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Tra caos e disperazione la Grecia si prepara al voto

di Salvo Ardizzone

Era già scritto: in Grecia, la terza votazione per l’elezione del Presidente è andata a vuoto e si va alle elezioni anticipate. È stato un azzardo del Premier Samaras: quando, settimane fa, si rese conto che la tutela della Troika (Fmi, Commissione Ue e Bce) non sarebbe cessata nel 2014, ma sarebbe durata anche per il 2015, e soprattutto fu messo alle strette dall’ottusa richiesta di un ulteriore taglio di 2,5 Mld, volle sparigliare il gioco anticipando di due mesi l’elezione presidenziale. I sondaggi lo davano in caduta e cosciente di non avere una maggioranza perché fosse eletto un Presidente, con la conseguenza dello scioglimento del Parlamento, volle giocare il tutto per tutto provocando l’anticipazione delle elezioni.

Ha provato comunque a far eleggere Dimas, uno sbiadito tecnocrate, ex commissario europeo al tempo di Barroso, ma gli sono mancati una manciata di voti. Ora, come previsto, ci sono le urne: le votazioni le ha già fissate per il 25 gennaio.

La prospettiva ha già provocato un terremoto in tutta Europa, perché è Syriza ad essere prima in tutti i sondaggi, superando da 3 a 5 punti il centrodestra di Nuova Democrazia che è al Governo. Tsipras ha detto chiaro che, in caso di vittoria, rimetterà in discussione gli accordi imposti dalla Troika per “salvare” la Grecia dal default; aumenterà le pensioni minime, restaurerà la 13^ per i redditi più bassi, aumenterà i salari minimi e varerà un massiccio piano d’investimenti pubblici: esattamente il contrario di quanto imposto sin’ora.

Tsipras ha detto pure che non intende uscire dalla Ue e neppure dall’Euro, è consapevole delle enormi difficoltà che ne verrebbero, ma vuole ingaggiare uno strenuo confronto con la Commissione perché è cosciente di quanto rischi anche Bruxelles da un default di Atene, e ritiene che alla fine sarà costretta a fare concessioni. La sua parola d’ordine è rinegoziazione del debito (oltre 300 Mld) che, per bocca del suo consigliere economico John Milios, dovrebbe essere cancellato per oltre il 50%; se si tiene conto che esso è ormai in mano per l’80% al Fmi e alla Bce, ci si rende conto di quanto la proposta sia dirompente.

Il fatto è che le politiche imposte dal cosiddetto “salvataggio” hanno portato la Grecia sulla soglia di una crisi umanitaria, con il 40% di bambini in condizioni di povertà, almeno un greco su quattro disoccupato, una drastica diminuzione del welfare e delle prestazioni sanitarie, fallimenti a catena e una spaventosa moria di aziende; non solo, ma chi il lavoro ce l’ha ancora, ha visto il proprio salario ridotto dai tagli imposti dalla Troika, sprofondando nelle sabbie mobili del disagio.

Si ha un bel dire che quest’anno il bilancio sarà chiuso in pareggio e che finalmente il Pil cresce, quello è l’indicatore più bugiardo che non dice a chi va quella ricchezza, il più delle volte accumulata da pochi a prezzo della povertà di tanti.

Sia come sia, a fine febbraio è fissato l’ultimo incontro per trovare un accordo con la Troika e siglare l’intesa che dovrebbe dare finalmente il via al piano di salvataggio di 240 Mld. Contratterà con un nuovo Governo che, comunque, per come stanno le cose, sarà assai difficile formare.

Samaras è convinto che, se venisse riconfermato Premier, a quel punto, malgrado i 2,5 Mld di nuovi tagli cocciutamente richiesti, un accordo si troverà; non farlo sarebbe per tutti un assurdo salto nel buio. Come avvisaglia di ciò che potrebbe accadere, la Borsa di Atene è letteralmente sprofondata tirandosi dietro tutte le altre del Continente, e i tassi sui titoli decennali greci sono schizzati in alto, all’11%, raddoppiando dal 5,5% di maggio.

Ovviamente, nel probabile caso della vittoria di Tsipras, lo scontro sarà brutale: si giocherà fra due visioni opposte, fra chi intende mantenere un assoggettamento e una cinica visione liberista a tutela dei propri interessi, incurante del prezzo spaventoso imposto a un Paese, e chi vuole cambiare gioco, anche a costo di rovesciare il tavolo. Purtroppo lo scotto sarà comunque altissimo: gli egoismi, soprattutto quelli più ottusi, prevarranno come sempre e i mercati (leggi la speculazione), sentito “l’odore del sangue”, vorranno scommettere alla grande sul default d’una Nazione.

Al solito pagheranno i più deboli, e certo l’Italia, messa com’è, non sarà al riparo dalle tempeste monetarie e finanziarie che verranno.       

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