A Torre Maura l’ennesima guerra tra poveri
Il quartiere romano di Torre Maura sino all’altro ieri era conosciuto solo dai romani, una zona di periferia da sempre abbandonata dalle istituzioni. Da alcuni giorni il quartiere è sulle prime pagine dei giornali per le tensioni fomentate dai soliti gruppi di estrema destra ed estremamente miopi che, facendo leva sull’esasperazione degli abitanti del quartiere, hanno fomentato una becera rivolta contro un gruppo di Rom che dovevano essere trasferiti in quella zona.
Nella zona periferica della capitale si sono viste scene di grande meschinità; i panini che servivano per rifocillare i nuovi abitanti del quartiere sono stati buttati per terra e calpestati dagli abitanti di Torre Maura che hanno gridato slogan eloquenti: “devono morì de fame”, “gli zingari non li vogliamo”, “li dovete brucià”, “scimmia de merda”. Bisogna tenere in considerazione che molti di questi Rom, più della metà (33) sono minorenni e vi sono parecchie donne in gravidanza. Ancora una volta, delle “menti illuminate” e da sempre funzionali al sistema, sono riuscite a deviare i reali colpevoli del degrado delle periferie e del malessere dei cittadini verso dei “colpevoli di comodo”.
La sindaca di Roma Virginia Raggi è intervenuta e non ha trovato meglio di fare che far sgomberare i Rom tra gli applausi, i saluti romani e l’esultanza degli abitanti del quartiere. Problema risolto all’italiana, polvere nascosta sotto i tappeti e italiani contenti.
Poco dopo le 21, altri sette rom, tra uomini e donne, hanno lasciano la struttura sul furgone comunale, in aggiunta agli altri tre portati via nel tardo pomeriggio. In strada resistono ancora alcuni residente e militanti di estrema destra con fumogeni e bandiere italiane. E i trasferimenti sono continuati fino a tarda notte, ma alcuni di loro però a tarda notte avrebbero rifiutato il nuovo centro di accoglienza cui erano stati destinati e di fatto sono rimasti in strada.
Anche Salvini che twitta dalla colazione alla cena, si è preso il suo tempo per intervenire limitandosi ad un generico: “No ad ogni forma di violenza e no allo scaricare ogni genere di problema sulle periferie”, parlando di zero campi Rom e ignorando che qui non si aveva a che fare con un sgombero di un campo, ma di gente che viveva in abitazioni. Frasi sterili che non hanno alcun significato, ma che per molti sono degli slogan valoriali da ripetere come un mantra che da sicurezza e soddisfazione non capendo che i problemi, enormi, che attanagliano le periferie non sono dati dai Rom o dagli extracomunitari, ma da una politica oscena che frequenta le periferie solo per scopi elettorali o per mettere la faccia su eventi incresciosi come quelli di Torre Maura, lasciando poi tutto come si trova.
A salire alla ribalta in questo marasma civico ed etico è stato un ragazzino di 15 anni che da solo, con il suo zainetto e la felpa nera, ha affrontato con la forza della ragione i militanti di estrema destra. Basterebbe ascoltare quello che ha detto con molta pacatezza per capire come ci vuole poco per smontare le fantasie oscene che albergano la mente di questa gente che viene aizzata verso l’ultimo, dipinto come la causa di tutti i mali perchè se ti trovi al penultimo gradino e qualcuno ti dice che quello che sta dietro di te è li per rubarti quel poco che hai, è normale rinchiuderti e difendere con le unghie e con i denti quel poco che tieni e quel poco che tieni. Questa è la politica nella sua espressione più gretta e meschina, ed è la politica che gli italiani hanno scelto per rappresentarli.
di Sebastiano Lo Monaco