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Roma pone il veto sulle sanzioni alla Russia

di Salvo Ardizzone

Il 9 dicembre la Ue avrebbe dovuto rinnovare le sanzioni alla Russia per sei mesi; malgrado la stringente sudditanza, sono molti i Paesi che ormai s’interrogano sull’opportunità di una misura che danneggia le economie dell’Europa e i rapporti con la Russia, in un momento in cui anche la pesante crisi mediorientale e la lotta al terrorismo impongono un ripensamento.

Bruxelles ne era consapevole e i vertici della Ue, sotto dettatura di Washington e la spinta dei Paesi dell’Est Europa, avevano impostato il passaggio al Relex (l’organismo tecnico che si occupa di sanzioni) come un “roll over”, un rinnovo automatico senza discussione, evitando il rischio di aprire un dibattito imbarazzante.

Ma è accaduto quello che nessuno s’aspettava: il rappresentante italiano ha posto il veto all’automatismo e ad una decisione presa a livello tecnico; la questione sarà trattata al massimo livello politico nel Consiglio Europeo dei Capi di Stato e di Governo, fissata per il 17 e il 18 dicembre a Bruxelles.

Intendiamoci: non è neanche da immaginare che Roma faccia le barricate contro le sanzioni, ma intende innescare un dibattito sull’opportunità di mantenere misure che colpiscono essenzialmente diversi Paesi Europei; una discussione che permetterebbe di fare emergere le posizioni di molti altri Stati sempre più scontenti. È inoltre un colpo all’attuale processo decisionale europeo, troppo spesso incline a mettere i partner dinanzi a fatti compiuti su dossier decisi, a seconda delle convenienze, fra un numero limitatissimo di Stati.

A pesare per il ripensamento del sistema sanzionatorio, e più in generale dell’atteggiamento verso Mosca, c’è anche la necessità di cercare la sua collaborazione per la soluzione della crisi mediorientale (per l’Italia anche libica) e per la lotta al terrorismo, dossier ormai impossibili da trattare senza di essa.

È evidente che una discussione farà emergere tutta la divaricazione di interessi che c’è fra Washington e i Paesi Europei del Nord Est da una parte, e il resto della Ue dall’altra. L’ostilità a qualsiasi dialogo o comunque ammorbidimento è stata già ampiamente manifestata dal polacco Donald Tusk, presidente del Consiglio Europeo, malgrado la sua posizione istituzionale gli imporrebbe un minimo di equilibrio.

Tuttavia, malgrado il precipitare degli eventi stia dimostrando che non sono solo i fattori economici ad essere in gioco, ma anche quelli politici e della sicurezza, è tutto da vedere se i Paesi della Ue più direttamente toccati avranno il coraggio (mai dimostrato prima) di affrontare le strigliate di Washington e gli isterismi degli Stati della “Nuova Europa”.

Nel frattempo il Cremlino, per bocca del ministro degli Esteri Lavrov, ha tempestivamente risposto al passo italiano dichiarando che la Russia “comprende le preoccupazioni dell’Italia sulla Libia ed è pronta a darle tutto il proprio sostegno”; posizione che ribadirà nella conferenza internazionale sull’argomento in programma oggi a Roma. Che tradotto significa: “Puoi contare su di noi”.

Il sostegno c’è, quello che riteniamo manchi è il coraggio. Come sempre.

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