CronacaCultura

Test Invalsi, uno studente su tre legge ma non capisce

Gli ultimi risultati emersi dai Test Invalsi, che altro non sono che un termometro che indica il livello di malattia del sistema scolastico e che per gli studenti sono una rilevazione e non una valutazione, non lasciano molto spazio all’immaginazione e purtroppo a pagarne maggiormente lo scotto è come sempre il sud d’Italia.

Test-InvalsiQuello che è emerso dai Testi Invalsi è che c’è un enorme problema con la lingua italiana: il 35% degli adolescenti che ha da poco affrontato l’esame di stato della terza media non è in grado di comprendere un testo di media complessità fermandosi al livello 1-2 su 5. Riescono ad individuare singole informazioni presente in un testo, ma mettono in relazione solo quelle “facilmente rintracciabili”; altro tasto dolentissimo è l’utilizzo delle parole del lessico base, ma su questo era stato profetico il Prof. De Mauro.

A pagare lo scotto di tutto ciò è come sempre il Sud, dove il 35% dei bambini campani e calabresi della seconda elementare presenta dei deficit in matematica e salendo di ciclo i risultati non migliorano, anzi, vanno a peggiorare visto che nella quinta classe della primaria ad avere problemi sono quattro scolari su dieci, per non parlare della terza media dove i ritardi scolastici del meridione diventano una frattura tra il sud ed il resto d’Italia.

In Calabria i problemi di comprensione sono devastanti visto che il problema riguarda uno studente su due. Discorso drammatico anche per quanto riguarda la lettura e la comprensione di un testo in inglese è definito “imbarazzante”. Le percentuali che si riscontrano in Calabria e Sicilia fanno tremare le vene ai polsi: in Calabria sette studenti su dieci non riescono a leggere un testo in inglese mentre in Sicilia l’85% non riesce a comprenderlo.

Se si analizzano le seconde superiori, le “aree critiche” non fanno altro che aumentare dove vuoti di assimilazione e scarsezza didattiche nell’età che vanno dai 7 ai 19 anni vengono inghiottiti in quello che si può definire un “buco nero dell’istruzione”. In seconda superiore gli studenti con lacune in italiano sono il 30% mentre in Calabria e Sardegna si arriva al 45%, mentre in Sicilia i gravi ritardi superano il 60%.

A pagarne le conseguenze sono anche gli alunni stranieri di tutti i gradi che ottengono in italiano e matematica risultati molto più bassi dei loro coetanei italiani, ma le distanze si assottigliano nel passaggio tra la prima e la seconda generazione d’immigrati in particolare nella matematica. La sola materia dove gli alunni stranieri ottengono risultati simili a quelli dei loro compagni italiani è l’inglese, dove in varie regioni molti fanno meglio degli italiani tanto da superare i pari età italiani nell’ascolto ma non nella lettura.

Stando alle dichiarazioni di Marco Bussetti, ministro dell’Istruzione, “l’Invalsi è uno strumento che consente di avere una foto articolata e dettagliata del nostro lavoro”, ha aggiunto, “come ministero siamo convinti dell’importanza della valutazione standardizzata degli apprendimenti che, tuttavia, si deve integrare e affiancare all’insostituibile ruolo della valutazione dei docenti”.

Stando a quanto detto si potrebbe delineare uno schema composto da 5 punti:

1) C’è un problema con la lingua italiana; 2) Questo problema è molto grave nel sud dell’Italia; 3) E’ presente un problema di quella che, senza sembrare blasfemi, potremmo definire equità; 5) L’autonomia differenziata così come pensata, per il sud sarebbe il colpo di grazia e non solo in ambito educativo; 5) È necessario ripensare una nuova competenza linguistica su tutto il territorio nazionale.

di Sebastiano Lo Monaco

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