Terremoto Turchia-Siria, il condono tra le cause
Passano le settimane e il terremoto in Turchia e Siria assume dimensioni sempre più devastanti. Si è andati subito alla ricerca di colpevoli, Erdogan non ci ha perso tempo a trovarli. Immerso nelle beghe interne di una Turchia sempre in crisi economica, il sultano ha bisogno di mostrarsi al mondo e soprattutto alla nazione, come l’uomo che ha tutto sotto controllo.
Questa volta ne ha fatti arrestare 78. La colpa? “Creare paura e panico condividendo post provocatori sui social”. Non contento, il sultano mostra al mondo altri 113 arresti. Sono tutti imprenditori e lavoratori edili in modo da evitarne la fuga. Agli occhi del mondo occidentale, abituato alle sue lentezze, il decisionismo proveniente da Ankara appare affascinante, ma la realtà non è quella che appare.
“Mossa tardiva e ipocrita”, così hanno battezzato l’iniziativa del governo turco i partiti di opposizione. Il motivo? Il vero responsabile sarebbe da ricercarsi nel selvaggio boom edilizio voluto da Erdogan.
“25 sanatorie in 50 anni”, questo è quanto dichiarato da Pelin Pinar Giritliogu, presidente dell’Unione Architetti e degli Ingegneri turchi. 13 milioni sono le strutture che sono state legalizzate pagando un condono. 6.500 sono gli edifici crollati, decine di migliaia quelli danneggiati, di questi la maggior parte aveva fatto richiesta di condono. Il motivo? Non rispettavano le regole edilizie fondamentali per stare in un’area sismica come l’Anatolia.
Nulla è cambiato dal terremoto del 1999
Eppure, dopo il terremoto del 1999, in apparenza le cose erano cambiate, introducendo maggiori controlli, una legge sulle ispezioni edilizie e nel 2012 è entrata in vigore la legge sulle trasformazioni delle aree a rischio. Tutto bello se non che, nel 2018, una nuova sanatoria è entrata in vigore utilizzando proprio quel sisma come scusa per raccogliere enormi quantità di denaro tra coloro che avevano fatto richiesta di condono, denaro che sarebbe servito per il “rinnovo urbano.” Il risultato? Sono state legalizzate 13 milioni di strutture, il rinnovo urbano è rimasto lettera morta e il risultato lo abbiamo visto in questi giorni.
di Sebastiano Lo Monaco