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Terra dei Fuochi e l’immobilismo dello Stato

Nonostante gli strali lanciati dal presidente della Regione Campania, De Luca, il quale chiede a gran voce di cancellare il termine “Terra dei Fuochi” a tutela dei pomodori campani, l’emergenza ambientale permane, non essendo prevista la costruzione di nuovi impianti con conseguente perpetuarsi dei roghi di rifiuti.

I pomodori campani, eccellenza agroalimentare di quei luoghi assieme alla rinomata mozzarella di bufala, saranno pure stati dichiarati sani, ma il problema delle falde acquifere totalmente inquinate dopo anni di percolamento delle più svariate sostanze tossiche e cancerogene, permane in tutta la sua drammatica evidenza.

Le acque campane sono state dichiarate e certificate come altamente inquinate da Ispra già dal 2012, ma da allora nulla o quasi si è fatto per porre rimedio ad una situazione che ad oggi non vede soluzione.

Oltre al rapporto Ispra sulle acque ve n’è uno ben più drammatico da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, il quale rivela in tutta la sua allarmante evidenza la correlazione tra l’inquinamento in quelle zone (55 i comuni presi in esame tra le province di Napoli e Caserta) e l’incidenza dei tumori nella popolazione che vi risiede.

Un eccesso di morti per tumore rispetto alla media regionale, sia tra gli uomini che tra le donne, ma soprattutto tra i bambini “ricoverati nel primo anno di vita per tutti i tumori ed eccessi di tumori del sistema nervoso centrale”.

Un dramma, quello della Terra dei Fuochi, che uno Stato complice della criminalità non vuole vedere.

di Redazione

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