Tensioni a casa Saud: re Salman vuole abdicare a favore del figlio Mohammed
Secondo numerose indiscrezioni, che d’altronde coincidono con lo sviluppo dei fatti, il re saudita Salman ha intenzione di abdicare a favore del figlio Mohammed, attualmente secondo in linea di successione, ma nella sostanza l’attuale vero uomo forte del Regno.
Un report dell’Institute for Gulf Affairs, citando diverse fonti provenienti dalla famiglia reale saudita, rivela che a Riyadh è in corso una feroce lotta per il potere: l’ottantenne Salman, ammalato, sulla soglia della demenza e totalmente succube del figlio, starebbe tentando d’avere l’appoggio dei fratelli per sovvertire ancora una volta la linea di successione e passare il potere al ventinovenne Mohammed.
Da fonti interne al Palazzo si sostiene che l’attuale principe ereditario e ministro degli Interni bin Nayef, in ottimi rapporti con Washington, sia stato progressivamente emarginato dal cugino più giovane Mohammed, e a breve dovrebbe essere destituito da tutti i suoi incarichi. Lo stesso ministro del Petrolio, Ali al-Naimi, un tecnocrate cruciale per il Regno, dovrebbe essere sostituito a breve da Abdulaziz bin-Salman, un altro figlio del re. Malgrado le feroci resistenze interne, numerosi fonti sono concordi nel sostenere che una svolta avverrà comunque entro poche settimane.
Per far questo occorre che la monarchia saudita cambi il sistema di successione, da quello attuale, che privilegia la vicinanza al fondatore Ibn Saud e dunque dà la precedenza ai fratelli del regnante, a un sistema lineare che trasmette il potere da padre in figlio, sancendo così il perpetuo dominio del clan Sudairi su tutti gli altri della casa reale.
Inutile dire che una simile proposta abbia scatenato la violenta opposizione degli altri principi; già nell’ottobre scorso il Daily Times sosteneva che, da informazioni provenienti da Palazzo, l’80% dei componenti la casa reale era favorevole a un colpo di stato che destituisse Salman e i suoi più diretti successori. A riprova di ciò sono circolate due lettere di feroce critica per il dissennato avventurismo del clan Sudairi, e invitava i 13 figli superstiti del fondatore della dinastia Saud ad istigare una rivolta.
Nelle indiscrezioni, che circolano sempre più apertamente, si sostiene che Salman è ormai quasi demente e il figlio Mohammed sia dietro tutte le macchinazioni e i colpi di testa che hanno messo Riyadh in enorme difficoltà e rinfocolato crisi sanguinose e tensioni in tutto il Medio Oriente e non solo: la fallimentare gestione della guerra del petrolio scatenata nel 2014, la disastrosa aggressione allo Yemen del marzo scorso, l’aggravarsi delle tensioni con Teheran, l’ostinato sostegno ai terroristi in Siria, i velleitari tentativi di formare un fronte di tutti i Paesi arabi e via discorrendo. Iniziative avventuristiche che stanno prosciugando le casse saudite.
Fa comunque specie notare che un Occidente succube quanto ipocrita, continui a considerare un “alleato moderato” una spietata dittatura ereditaria che reprime nel sangue ogni dissenso, conduce sanguinose aggressioni contro altri Paesi (vedi Yemen, Siria ed Iraq), sovvenziona bande terroristiche (vedi Al-Nusra, Al-Sham e così via), ed è alla base della destabilizzazione di tutto il Medio Oriente.