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Teheran: summit dei ministri della Difesa di Siria, Russia ed Iran

di Salvo Ardizzone

Si è tenuto a Teheran un summit fra i ministri della Difesa di Russia, Siria ed Iran; al centro dei colloqui gli sviluppi delle crisi che investono il Medio Oriente; all’incontro era in programma la presenza del Ministro iracheno, che all’ultimo ha rinunciato a causa della battaglia in corso a Fallujah.

Il coordinamento fra i tre Paesi è in atto da diversi anni, ben prima che fosse formalizzato alla vigilia dell’intervento russo in Siria. Adesso che la situazione sul campo sta evolvendo verso la liquidazione dell’Isis ed il drastico ridimensionamento di qaedisti e “ribelli”, si tratta di tracciare un percorso comune per le fasi successive.

Fin’ora, fra Iran e Russia c’è stata piena assonanza sulla strategia da condurre nel teatro siriano in sintonia con Damasco, ma Teheran vuole comprendere appieno fino a che punto si spinge la tacita intesa fra Mosca e Washington e se vi siano fra esse convergenze d’interessi per il dopo.

È un fatto che intelligence russa e americana si scambino informazioni grazie al comune alleato iracheno (vedi caso assente a scanso d’imbarazzi); come pure è un fatto che ormai da mesi la sedicente coalizione a guida Usa conduca incursioni in cieli strettamente controllati dai missili di Mosca e solcati continuamente dalla Vvs senza che ci sia mai stato il minimo incidente. Allo stesso modo, è ancora un fatto che l’offensiva curdo-americana, dopo una prima puntata sulla capitale del “califfato”, abbia deviato su Manbij (suscitando le ire di Ankara) lasciando Raqqa a siriani, iraniani e russi che attaccano da sud ovest.

Dopo anni di guerra e d’impegno sanguinoso, l’Iran ed Hezbollah non vedono di buon occhio un accordo di fatto fra Mosca e Washington, uno degli attori che più si è adoperato per destabilizzare l’area, e la stessa Damasco, a scanso di fraintendimenti, non perde occasione per ribadire che intende liberare ogni pollice del Paese.

D’altronde, è anche vero che se per Teheran il teatro che spazia dai suoi confini fino al Mediterraneo attraverso Iraq, Siria e Libano è cruciale, lo è meno per Mosca che ha altrove il proprio centro di interessi e potrebbe essere tentata di usare il peso politico acquistato in Medio Oriente come merce di scambio in altri luoghi di crisi come Ucraina o Europa.

L’incontro di Teheran serve certo a pianificare le prossime mosse strategiche in Medio Oriente: il grado d’impegno futuro nelle operazioni, la condotta verso quegli Stati che stanno appoggiando apertamente “ribelli” e terroristi (Turchia ed Arabia Saudita in primis), il ridimensionamento delle pretese curde rinfocolate da Washington che se ne serve; a questi argomenti già pesanti, s’aggiunge la discussione che ormai incombe sull’assetto futuro della Siria e la ricostruzione del Paese, che tanti appetiti sta già suscitando (Cina inclusa).

Ma passato il momento dell’emergenza, quelle discussioni possono servire anche a chiarire gli scopi a medio e lungo termine degli alleati, e fin dove possa spingersi la cooperazione e la convergenza futura d’interessi.

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