Teheran è la città che amiamo
Mentre Teheran resta sempre alle prese con il persistere dell’inquinamento atmosferico, le strade della capitale iraniana sono costantemente piene di macchine e la città resta sempre viva anche di notte. Tuttavia, può risultare interessante ascoltare i dialoghi tra persone che sono preoccupate per il destino della loro città e di loro stessi. Ci ricordano che il destino ultimo della terra su cui camminiamo è fortemente intrecciato con il nostro.
La Madre Terra, come tutte le madri, è più generosa di quanto pensiamo. Tuttavia, il mondo naturale è molto più potente di quanto possiamo immaginare. Sebbene non si possa ignorare il ruolo delle macro politiche implementate dal governo, un cittadino responsabile può spingere i responsabili politici a preoccuparsi dell’ambiente più di prima.
Non importa se viviamo in un attico di lusso in una metropoli o in una fattoria in un villaggio, dovremmo essere consapevoli che l’ambiente non è creato a nostro uso e consumo. Le persone che vivono nelle grandi città sono circondate da edifici, centri commerciali e autostrade e questo potrebbe far sì che ignorino gli effetti del domino nella natura. Tuttavia, la natura non è solo foresta, mare e deserto. L’aria che respiri, l’acqua che consumi e gli alberi lunghe le strade sono parte della natura.
A Teheran, a causa della sovrappopolazione, la città è alle prese con numerosi problemi ambientali. I continui dibattiti sull’inquinamento atmosferico e altri problemi ambientali li trasformano in una questione di routine per molti di noi.
Il punto è che non possiamo dare per scontata la natura. I problemi ambientali sono diversi, dall’inquinamento industriale alla cattiva gestione dei rifiuti e il tutto danneggia drammaticamente la natura di cui facciamo parte. Potrebbe essere il momento di ascoltare la voce di Teheran. Una città che per molti di noi è associata a bei ricordi e generosamente ci ospita con tutte le ingiustizie che facciamo contro di essa. La città che amiamo e di cui siamo orgogliosi.
Il titolo dell’articolo è ispirato a un libro intitolato “Ancora una volta, la città che ho amato”, scritto dall’autore iraniano Nader Ebrahimi.
di Redazione