La superiorità etica di Teheran rispetto la Casa Bianca
Nel 2009, quando una masnada di criminali e di persone ingannate iniziò a creare disordini a Teheran dopo le elezioni presidenziali, Obama dichiarò sostegno “ai ribelli iraniani”, ma oggi, dopo una serie infinita di polemiche e proteste negli Usa sull’elezione di Trump, il governo iraniano si è limitato a rispettare l’esito del voto degli statunitensi e a fare silenzio.
Non è difficile imbattersi, ancora oggi, in esperti politici ed analisti, purtroppo anche in Italia, che dipingono gli Stati Uniti come “il meglio del meglio” sostenendo, in buona o in cattiva fede, che la Casa Bianca coincida con il quartier generale “dell’impero del bene”.
Il semplice paragone tra il 2009 ed il 2017 però ci mostra ancora una volta la nuda verità. Nel 2009, Obama andò in Tv e disse che non poteva ignorare i diritti di “quei manifestanti a Teheran”; in quanto iraniani, non dimenticheremo mai che il signor Obama chiese a Twitter di ritardare la pausa tecnica prevista affinchè quei quattro criminali comuni, quelle due spie e quei giovani ingannati per le vie di Teheran potessero comunicare tra loro e nei giorni seguenti alla rielezione di Mahmoud Ahmadinejad, potessero danneggiare i beni comuni, ferire le forze dell’ordine e creare disordini.
Nessuno dimentica che persino nel 2009 il signor Obama e proprio la sua Hillary Clinton tentarono di sostenere una sorta di rivoluzione colorata (verde), che però venne intelligentemente controllata con le manifestazioni oceaniche del 30 Dicembre 2009 (nono giorno del mese di Dey nel calendario persiano).
Dall’elezione di Trump, però, sono in giro polemiche non irrilevanti; se il governo di Teheran fosse stato dello stesso livello morale di quello americano, avrebbe potuto facilmente unirsi all’Fbi, all’Nsa ed alla Cia nell’accusare Trump di aver ricevuto aiuti dalla Russia; d’altra parte il tycoon newyorkese è proprio quello che ha detto di voler strappare l’accordo nucleare con Teheran; Trump è proprio quello che nel primo giorno del suo incarico ha deciso di ricevere Benjamin Netanyahu, il nemico numero uno dell’Iran a livello mondiale.
In queste ore, mentre gli americani scendono in strada per protestare contro “il volto volgare dell’America”, sarebbe bastato un cenno affinchè l’impero mediatico dell’Iran, da Press Tv a Hispan Tv, da Al-Alam alla stessa Pars Today, si mettesse dalla parte dei “manifestanti americani”.
Ma quando i governanti iraniani parlano di Repubblica Islamica, è facilmente riscontrabile che nella loro politica sono attenti all’etica, un qualcosa che è garantito dal ruolo incredibile della Guida Suprema, il sommo Ayatollah Imam Khamenei.
Teheran ha sempre dichiarato come “sacro” il principio della non ingerenza negli affari degli altri Stati; ha sempre contrastato con forza gli Stati che hanno tentato di immischiarsi negli affari iraniani, ma ha rispettato a sua volta questo criterio, persino quando dall’altra parte si trovavano i più acerrimi nemici.
Non sappiamo come andrà la questione del nucleare, se Trump strapperà o meno l’accordo; non possiamo nemmeno garantire che un domani il signor Trump, in un attacco di follia tipico dei repubblicani, non decida di attaccare l’Iran; ma siamo sicuri che la storia scriverà di un governo che dal punto di vista morale era di gran lunga superiore al governo degli Stati Uniti.
Un governo che ha combattuto Saddam prima che attaccasse il Kuwait, un governo che ha contrastato i talebani ed al-Qaeda in Afghanistan prima che si verificasse l’11 Settembre, e un governo che ha combattuto l’Isis in Siria e Iraq molto prima che il terrorismo del “califfato” iniziasse a colpire l’Europa.
di Davood Abbasi