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Tecnologia al servizio delle guerre contemporanee

Nel mondo odierno le guerre non si limitano più ai tradizionali campi di battaglia. La tecnologia è entrata nel cuore della guerra moderna, in particolare delle “guerre digitali” combattute attraverso piattaforme di social media, motori di ricerca e media elettronici. Le grandi aziende tecnologiche come Facebook, Google e Twitter sono diventate parte integrante dei moderni conflitti politici e militari. Sono diventati potenti strumenti di guerra psicologica e politica, utilizzati per orientare l’opinione pubblica, diffondere disinformazione e plasmare le posizioni delle società globali.

Dominio digitale nella guerra moderna

Nella recente guerra israeliana nella Striscia di Gaza e in Libano, le principali aziende tecnologiche hanno svolto un ruolo fondamentale nel dare forma alla narrazione dominante promossa dalle grandi potenze, come gli Stati Uniti e Israele. Queste aziende non si sono limitate a fornire piattaforme di comunicazione, ma sono entrate direttamente nella battaglia per dare forma all’informazione. Ad esempio, i contenuti pro-Palestina sono stati rimossi da piattaforme come Facebook e Twitter, mentre è stata autorizzata la circolazione di informazioni che miglioravano l’immagine di Israele, a dimostrazione del rapporto interconnesso tra queste aziende e la politica internazionale.

Uno studio recente ha dimostrato che oltre il 70% dei contenuti che denunciavano i crimini israeliani è stato rimosso dalle piattaforme dei social media, mentre le notizie a sostegno della narrazione israeliana sono state ampiamente diffuse. Questa manipolazione del trasferimento delle informazioni ha trasformato queste aziende in strumenti di guerra psicologica, indirizzando l’opinione pubblica occidentale verso l’accettazione della posizione israeliana grazie alle campagne coordinate su queste piattaforme.

Influenzare l’opinione pubblica mondiale

Nella guerra digitale, le aziende tecnologiche hanno svolto un ruolo importante nell’influenzare l’opinione pubblica mondiale. Proprio come l’occupazione israeliana ha utilizzato tecnologie avanzate per monitorare e indirizzare le informazioni sulle piattaforme dei social media, la Resistenza palestinese, nonostante il blocco dei media, ha utilizzato queste piattaforme come strumento per trasmettere al mondo la propria voce e l’immagine della realtà di Gaza.

Purtroppo, la censura su piattaforme come Facebook e Twitter è più sofisticata rispetto al passato. Molti resoconti che chiedevano sostegno alla Palestina o riportavano vere notizie dal campo sono stati classificati come “fake news” o “incitamento”. Queste politiche evidenziano la portata dell’influenza che le grandi aziende tecnologiche hanno nella guerra mediatica, sia a favore che contro le forze della Resistenza.

Grandi aziende come Facebook e Google possono essere considerate complici di questo tipo di guerra? La realtà è che queste aziende sono in parte responsabili della disinformazione dei media, poiché i loro algoritmi contribuiscono a determinare cosa viene mostrato agli utenti, il che rafforza alcune narrazioni e ne emargina altre. Questa manipolazione delle informazioni non è solo una tecnica commerciale, ma parte di una strategia deliberata volta a plasmare le agende politiche globali.

Giganti della tecnologia attori chiave nel rafforzamento dell’egemonia americana e israeliana

Nel contesto della battaglia delle “guerre digitali”, i giganti della tecnologia come Facebook e Google restano attori chiave nel rafforzamento dell’egemonia americana e israeliana. Nonostante i crescenti sforzi per regolamentare queste aziende, il mondo si trova ancora di fronte a una sfida importante che richiede un equilibrio tra divulgazione delle informazioni e partecipazione digitale.

Ma alla luce degli attuali sviluppi globali, potrebbe emergere una nuova alternativa a questo predominio digitale: la Cina. Dato il ruolo della Cina nell’adozione di un modello tecnologico avanzato, potrebbe essere l’alternativa che si imporrà nella lotta digitale globale. La Cina sta creando solide istituzioni tecnologiche e rafforzando la sua presenza nell’intelligenza artificiale e nella politica digitale globale. Mentre alcuni potrebbero pensare che la Cina possa essere solo un’altra versione dell’egemonia digitale, i suoi orientamenti politici aprono la porta al dibattito sul suo ruolo come nuovo strumento per plasmare il futuro della politica globale, compresa la fornitura di un ambiente digitale meno orientato ai programmi delle potenze occidentali. A tal proposito riportiamo una frase di Hermann Goering: “La propaganda non è semplicemente uno strumento di guerra, è la guerra stessa”.

Si può affermare che i giganti della tecnologia sono diventati parte del nuovo gioco di potere globale, controllando le informazioni e rimodellando i fatti per servire grandi interessi. Tuttavia, la strada verso il futuro potrebbe essere aperta a una nuova alternativa rappresentata dalla Cina, che potrebbe imporsi come potenza alternativa nel campo della digitalizzazione, non solo a livello tecnologico ma anche a livello di valori politici e globali.

di Redazione

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