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Muos: Usa indifferente verso la Sicilia

Incredibile, Sigonella risponde con l’indifferenza! Non è la prima volta che la potenza americana agisce secondo una strategia lenta ma efficace per raggiungere il proprio scopo. Ricorderete benissimo l’avvio del procedimento di revoca delle autorizzazioni sul Muos di Niscemi, firmato il 12 Febbraio dalla Regione Sicilia con il governo Crocetta.

L’Assessore regionale al Territorio e Ambiente Mariella Lo Bello aveva recentemente dichiarato che sarebbero stati mandati immediatamente i  documenti  e che da quel momento gli americani avrebbero avuto 30 giorni di tempo per ottemperare alla revoca. Ma non è passato nemmeno un giorno, anzi il plico dei documenti contenenti la revoca delle autorizzazioni ai lavori che il precedente governo Lombardo aveva firmato con il Ministro della difesa La Russa, non è proprio arrivato a destinazione. Ieri mattina infatti il vice capo di gabinetto dell’assessore all’Ambiente, Pasquale Calamia, è stato fermato, o per meglio dire bloccato, da alcuni militari americani, di fronte la base di Sigonella dove si era recato con un’auto della Regione per consegnare gli stessi documenti. Nonostante quest’ultimo abbia minacciato di chiamare i carabinieri, i militari non hanno consentito l’accesso dell’auto costringendola a ritornare a Palermo con a bordo anche la revoca. Altro insuccesso il tentativo da parte della Regione di contattare telefonicamente la base Navy dopo aver ricevuto il numero dall’ambasciata Usa: il telefono ha infatti squillato a vuoto rispondendo al mittente con una “minacciosa” indifferenza.

Solo durante il pomeriggio la Regione è stata poi contattata dal consolato di Napoli per invitare il Presidente Rosario Crocetta ad un colloquio, lo stesso a cui era stato convocato precedentemente anche l’ex Presidente Lombardo che aveva rifiutato per ben tre volte di presentarsi per poi firmare il Protocollo d’Intesa al quarto invito, se e senza ma. Ritornata alla Regione anche la raccomandata con ricevuta di ritorno del provvedimento che chiedeva l’immediato blocco dei lavori.

Se però indifferente è la reazione dello “Zio Sam” verso il padrone di casa che reclama i suoi diritti e suona il campanello al suo portone, lo stesso invece, non lo è verso una storia che vede violato un importantissimo Trattato, quello siglato a Parigi il 10 Febbraio 1947 fra l’Italia e le Potenze Alleate ed Associate. Ecco cosa dice l’art 50:

1. In Sardegna, tutte le postazioni permanenti di artiglieria per la difesa costiera e i relativi armamenti e tutte le installazioni navali situate a meno di 30 chilometri dalle acque territoriali francesi, saranno o trasferite nell’Italia continentale o demolite entro un anno dall’entrata in vigore del presente Trattato.

2. In Sicilia e Sardegna, tutte le installazioni permanenti e il materiale per la manutenzione e il magazzinaggio delle torpedini, delle mine marine e delle bombe saranno o demolite o trasferite nell’Italia continentale entro un anno dall’entrata in vigore del presente Trattato.

3. Non sarà permesso alcun miglioramento o alcuna ricostruzione o estensione delle installazioni esistenti o delle fortificazioni permanenti della Sicilia e della Sardegna; tuttavia, fatta eccezione per le zone della Sardegna settentrionale di cui al paragrafo 1 di cui sopra, potrà procedersi alla normale conservazione in efficienza di quelle installazioni o fortificazioni permanenti e delle armi che vi siano già installate.

4. In Sicilia e Sardegna è vietato all’Italia di costruire alcuna installazione o fortificazione navale, militare o per l’aeronautica militare, fatta eccezione per quelle opere destinate agli alloggiamenti di quelle forze di sicurezza, che fossero necessarie per compiti d’ordine interno.

Forse sarebbe un’esagerazione chiamarla “Caput Mundi” eppure questa terra fu da sempre punto strategico nel mondo dei mercati e dell’economia, culla del Mediterraneo, ingenua risorsa di troppe colonizzazioni. Tale trattato, come conseguenza ai crescenti conflitti tra parti contrapposte da Oriente a Occidente, ebbe lo scopo di preservare la Sicilia da ogni altra “invasione” per scopi bellici. Fu vietato perciò l’installazione e la costruzione di nuove basi per lo stesso principio a cui oggi la nostra Costituzione, nel suo art. 11, si rifà: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa”.

Dunque, nonostante è ben noto come la storia sia scritta dai vincitori, oggi più che mai il Governo Nazionale Italiano avrebbe l’obbligo morale di difendere con i denti un popolo che, fino a prova contraria, gli appartiene da quei famosi 150 anni, piuttosto che considerare il Muos “sito di interesse strategico per la difesa nazionale”. Difesa da chi? Chi avrebbe interesse ad attaccarci se non gli stessi nemici dei nostri “alleati”?

Ogni attimo che passa è storia che finirà nei libri dei nostri posteri: i siciliani vogliono che questa faccenda resti solo il ricordo di una pagina di storia da dimenticare, per dire sì alla vita.

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