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Musulmani respinti negli ospedali indiani

Non si ferma l’odio e l’intolleranza verso i musulmani in India. Due bambini sono morti dopo che gli ospedali indiani hanno respinto le loro madri musulmane per la loro fede. Purtroppo, il coronavirus sta causando un picco di discriminazione nei confronti della minoranza musulmana nel Paese. Rizwana Khatun, una donna musulmana di 30 anni, ha abortito dopo che le autorità sanitarie hanno rifiutato di prestarle le cure per la sua fede religiosa. La donna si era precipitata in ospedale dopo aver iniziato a sanguinare. Accusata di diffondere il coronavirus, le è stato impedito di ricevere cure ed è stata anche picchiata.

All’inizio di questo mese, un bambino è morto dopo che un ospedale governativo nel distretto di Bharatpur in Rajasthan si era rifiutato di ammettere la madre musulmana. La donna incinta ha consegnato il bambino all’interno dell’ambulanza ma il bambino non è sopravvissuto 

Restrizioni verso i musulmani

I musulmani indiani si lamentano per il divieto loro imposto di accedere ad alcuni ospedali, farmacie e negozi di alimentari in diverse regioni del Paese. Un ospedale nella città settentrionale di Meerut ha precedentemente pubblicato un annuncio in cui affermava che non avrebbe ammesso i musulmani senza un test Covid-19 negativo. Agli indù non viene chiesto di fornire tali risultati del test. 

Il partito indiano Bharatiya Janata Party (Bjp) ha incolpato la comunità musulmana della diffusione del coronavirus. La popolazione minoritaria musulmana del Paese da allora ha assistito a una serie di attacchi da parte di estremisti indù. I leader musulmani affermano che l’evento non dovrebbe essere usato come una scusa per colpire l’intera comunità. Alcuni osservatori indiani affermano che collegare il virus all’organizzazione musulmana potrebbe tradursi in un maggiore odio religioso nel Paese dell’Asia meridionale. 

Le tensioni intercomunali sono aumentate in India da quando il Primo Ministro Narendra Modi, del BJP, è stato rieletto per un secondo mandato nel 2019. Il governo di Modi è accusato di incoraggiare l’intolleranza religiosa e di cercare di trasformare l’India in uno Stato indù.

Lo scorso dicembre, il parlamento indiano ha approvato una nuova legge sulla cittadinanza che è considerata discriminatoria nei confronti dei musulmani. Secondo la legge, ai migranti dal Bangladesh, dal Pakistan e dall’Afghanistan sarà concesso di rivendicare la cittadinanza indiana, ma non se sono musulmani. L’atto ha portato a violente proteste in tutto il Paese. Almeno 50 persone sono morte negli scontri, mentre i nazionalisti indù hanno attaccato i musulmani a Nuova Delhi. 

Questione Kashmir

New Delhi ha anche annunciato nell’agosto dello scorso anno la rimozione dello status speciale della contesa regione a maggioranza musulmana del Kashmir. Nel mese di marzo, l’India ha introdotto una nuova legge che rende i suoi cittadini idonei a diventare residenti permanenti del Kashmir amministrato dall’India, sollevando timori di un cambiamento demografico nella regione dell‘Himalaya.

Il Kashmir è un territorio conteso. È stato diviso tra India e Pakistan dalla loro spartizione nel 1947. I Paesi hanno combattuto tre guerre sul territorio. 

di Yahya Sorbello

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