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Fico: con la Lega non c’è alleanza

Il presidente della Camera, Roberto Fico ha le idee molto chiare sul rapporto tra M5S e Lega. Si tratta di contratto e non di alleanza. Tant’è che alle elezioni europee il suo movimento non correrà a fianco del Carroccio.

“Siamo forze distinte e alternative”, ha dichiarato in un’intervista a Repubblica la terza carica dello Stato. Una presa di posizione chiara che tende a prendere, ancora una volta e con chiarezza, le distanze dalla linea politica portata avanti da Salvini e dai suoi sostenitori.

Sviscerando ad uno ad uno i temi fondamentali sui quali converge l’attività del governo gialloverde, Fico detta la linea e sembra spingersi oltre una mera dichiarazione d’intenti.

Sulla Tav, si dice contrario, ricordando il suo impegno a fianco del movimento No Tav, fin dal lontano 2005, anno della prima grande manifestazione di dissenso alla costruzione della tratta Torino-Lione, che registrò la partecipazione di oltre 30mila persone.

Prendendo poi spunto dal recente tragico incidente del foggiano, che ha causato la morte di 12 braccianti migranti, Fico si dice favorevole ad un’immigrazione controllata e sostenibile, che favorisca l’integrazione sul modello già sperimentato in Canada.

Sulla legge contro il caporalato, firmata dall’ex ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, Fico dichiara si tratti di una legge importante che però necessita di miglioramenti e rafforzamenti, al fine di renderla uno strumento veramente efficace contro la lotta allo sfruttamento dei migranti nelle nostre campagne.

Sulla Libia, il presidente della Camera sostiene che ci sia un problema strutturale di diritti umani, auspicando una cooperazione tra le organizzazioni internazionali ed i governi europei per conseguire il risultato di una migliore tutela dei diritti umani nell’ambito dei flussi migratori nel Mediterraneo.

Rispondendo al ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, che qualche giorno fa aveva tuonato contro la legge Mancino considerata come “sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano”, Fico ha ribadito la necessità di mantenere tale legge, ampliandola anzi, come è giusto che sia in una Repubblica nata dagli sforzi e dalle lotte contro il nazifascismo.

Dichiarazioni forti su temi importanti e scottanti, che hanno raccolto il plauso di molti di coloro che hanno votato M5S e che non hanno mai smesso di dissociarsi dalla strategia della tensione di Salvini e dei suoi accoliti, ma che non ha evitato la messa in moto della solita bieca macchina del fango travestita da libera opinione.

“Boldrini 2.0” lo ha definito certa stampa, ricevendo l’eco social di tutto quell’elettorato, comprese ampie frange pentastellate, ormai assuefatto alla paura e alla rabbia, inoculata sapientemente dalle dichiarazioni elementari ed efficaci di politici e giornalisti. Una strategia comunicativa quasi perfetta che sta trasformando l’attuale presidente della Camera, nel successore ideale, e dunque da stigmatizzare, della tanto vituperata Laura Boldrini.

di Massimo Caruso

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