Cronaca

Norvegia, addio agli investimenti sul petrolio

La Norvegia, il più grande fondo d’investimento sovrano al mondo abbandona gli investimenti legati agli idrocarburi compreso il gas naturale. L’obiettivo è quello di liquidare 314 partecipazioni, ma a farla franca saranno le big come Eni ed Exxon Mobil.

norvegia-petrolioL’addio agli investimenti sugli idrocarburi era stato annunciato tempo fa e la Norvegia ha mantenuto la parola. Il Paese è il più grande fondo d’investimenti per mole di masse gestite, si calcolano circa mille miliardi di dollari, quindi ha deciso di liquidare una quota delle sue partecipazioni in società e/o investimenti finanziari che riguardano gli idrocarburi a cominciare dal petrolio. Inizialmente si era ipotizzato che il fondo cessasse tutte le attività legate al greggio ma dopo aver consultato la popolazione e dopo una discussione parlamentare, il governo norvegese ha deciso che ad essere liquidate saranno 134 partecipazioni.

Non c’è nessun “buonismo” nella decisione norvegese visto che ad essere dismesse saranno le quote con un valore più basso con la continuità d’investimenti nelle major come Eni ed Exxon Mobil. Così come non c’è buonismo nella scelta di dismettere con gli investimenti, non c’è nemmeno una motivazione ambientalista che potrebbe far intravedere una politica favorevole al “climate change”.

La scelta della Norvegia è una scelta pragmatica e squisitamente finanziaria visto che il disinvestimento è figlio della necessità di ridurre l’esposizione su un settore che è diventato molto rischioso. Il governo di Oslo sta spingendo per una transizione energetica che porterà il Paese scandinavo da qui a pochi anni ad essere totalmente ad impatto zero, ed è sempre più frequente trovare nelle strade di Bergen e di Oslo le colonnine che consentono di ricaricare le vetture elettriche che in Norvegia stanno diventando sempre di più. Tutto ciò, insieme alle spinte di molti fondi etici, hanno consigliato al governo norvegese di ridurre le partecipazione nel settore.

La decisione non ha nulla di “etico” anche perché se le motivazioni fossero quelle ci troveremmo dinnanzi ad un paradosso, visto che la Norvegia è arrivata ad essere il più grande fondo sovrano del mondo grazie proprio allo sfruttamento dei giacimenti di gas naturale e petrolio presenti nel mare del nord. Giacimenti che sono sempre più sulla via dell’esaurimento visto che continuano ad essere sfruttati nonostante le stringenti regole che delimitano l’attività d’estrazione e il rispetto dell’ambiente marino.

La Norvegia detiene partecipazioni in oltre 300 compagnie petrolifere e la decisione prevede che 134 saranno destinate alla vendita per un totale di sette miliardi di euro, che corrisponde al’1% del portafoglio azionario del fondo; nella lista vi è presente anche l’italiana Saras della famiglia Moratti, l’americana Anadarko petroleum, la cinese Cnooc e l’inglese Tullow. A livello mondiale il fondo norvegese ha investimenti in 9mila società pari all’1,4% di tutti i titoli quotati nel mondo, ed è uno dei principali investitori in Italia visto che oltre alle quote dell’Eni possiede le quote di Intesa San Paolo, Leonardo, Fca, Poste e Saipem.

Quello che si sta delineando è un addio al petrolio molto limitato che è stato decisamente annacquato rispetto alle decisioni iniziali. Ad essere messe al bando saranno solo le società che operano nell’E&P, ossia nell’esplorazione e nella produzione dell’idrocarburi. La Norvegia, uno dei maggiori fornitori mondiali di combustibili fossili, con 1,9 milioni di barili al giorno di petrolio e 120 miliardi di metri cubi l’anno di gas, ribadisce inoltre di non aver alcuna intenzione di disinvestire dai giacimenti (in tutto ha interessi in 35 siti produttivi e 186 licenze), né prevede di ridurre la quota di controllo nella compagnia nazionale: Equinor, l’ex Statoil che è per il 67% di proprietà dello Stato, e nel 2019 si aspetta di ricevere 16,6 miliardi di corone di dividendi (1,7 miliardi di euro).

di Sebastiano Lo Monaco

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