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Papa Francesco, viaggio in Irlanda tra flop e proteste

Papa Francesco è volato in Irlanda lo scorso sabato, un viaggio di 48 ore in quella che era, è il caso di dirlo, una delle nazioni più cattoliche in Europa. La visita in Irlanda di Papa Francesco se paragonata a quella di Wojtila nel lontano 1978 si potrebbe definire un mezzo flop, anche se molta gente è accorsa da molte parti del mondo per assistere alla messa di domenica 26 al Phoenix Park di Dublino.

Papa-Francesco
Irlanda – Proteste contro gli abusi della chiesa

Quella che ha accolto il pontefice è un Irlanda profondamente cambiata, secolarizzata, che si è lasciata alle spalle molte dei dogmi di quella chiesa cattolica che nell’isola smeraldo ha compiuto e coperto le peggiori nefandezze; dalle casa Magdalene nella quale giovani donne venivano vessate, ai Bambini di Tuam un’istituzione vicino Galway dove vennero rinchiuse e trovarono la morte 35mila donne tra il 1925 e il 1961, sino agli scandali degli abusi sui minori, la piaga della pedofilia con la quale la chiesa in tutte le sue gestioni politiche non riesce o non vuole fare i conti.

Al di sotto delle aspettative sono state le presenze nella messa celebrata al Phoenix Park, stessa cosa si può dire delle strade che non sono state prese d’assalto dalla popolazione. Appaiono lontani i tempi del viaggio del pontefice polacco compiuto nel 1978 dove la gente accorreva in massa. Oltre alle poche presenza, il viaggio del Santo Padre è stato contrassegnato anche da manifestazioni di proteste, tra tante a spiccare è stata quella organizzata da Stand for Truth che si è tenuta in contemporanea con la messa celebrata domenica mattina; circa diecimila persone hanno preso parte alla manifestazione alla quale si sono unite le vittime degli abusi sessuali commessi dai rappresentanti della chiesa cattolica in Irlanda.

Se analizziamo le cause di questo “flop” possiamo dire che non è l’antipatia verso Papa Francesco, non è dovuta nemmeno alla crisi nella quale si trova la chiesa in Irlanda, per capire i motivi c’è un indice ben preciso ed è quello del processo di laicizzazione dell’Irlanda avvenuto negli ultimi 40 anni; nell’anno del viaggio di Papa Wojtila, il 90% degli irlandesi si dichiarava cattolico; aborto, divorzio, omosessualità, erano illegali. Il movimento femminista era rilegato a numeri carbonari e pochissime donne lottavano per i loro diritti, la chiesa aveva imposto un silenzio sulle storture che venivano praticate su una parte della popolazione ammantandole di sacralità.

Ad oggi, le cose sono notevolmente cambiate: si definisce cattolico il 35% della popolazione, il divorzio è stato legalizzato nel 1995, nel 2015 sono state legalizzati i matrimoni tra persone dello stesso sesso che vennero definiti da Mons. Parolin: “Una sconfitta per l’umanità”. L’Irlanda è anche il primo Stato europeo ad avere un premier dichiaratamente gay, Taoiseach Leo Varadkar, di origini indiane, oltre ad essere il più giovane primo ministro nella storia d’Irlanda.

Papa Francesco chiedo scusa per gli abusi sessuali

Papa Francesco ha cercato in qualche modo di arginare l’emorragia di consensi della chiesa cattolica pronunciando un discorso duro sull’operato della chiesa e chiedendo scusa per gli abusi sessuali commessi dal clero, ma la gente non si è fatta abbindolare anche perché di discorsi è piena la storia della chiesa e di atti concreti se ne vedono sempre pochi. Eppure il pontefice ha fatto di tutto per cercare di mettere una pezza ad una situazione ormai compromessa; ha incontrato otto vittime di abusi sessuali che però hanno rilasciato interviste nella quale affermavano che sino a quando non si vedranno atti concreti delle parole non sapranno che farsene.

A completare le 48ore più difficili del suo pontificato vi sono anche le affermazioni di Mons. Viganò che ha chiesto le dimissioni di Papa Francesco in quanto sarebbe stato a conoscenza per anni degli abusi commessi da un cardinale statunitense dell’arcidiocesi di Boston, Theodore McCarrick, che per onor di cronaca fu costretto a dimettersi dopo la pubblicazione dei risultati di un inchiesta interna; ad informare il pontefice sarebbe stato lo stesso Viganò che all’epoca dei fatti era nunzio apostolico (ambasciatore) del Vaticano; accuse che sino adesso non sono del tutto provate e che appaiono smentite dai fatti.

Durante il suo viaggio di ritorno in Italia, Papa Francesco a bordo dell’aereo ha svolto la consueta conferenza stampa con i giornalisti, soffermandosi sui temi centrali del suo viaggio in Irlanda, omosessualità e abusi della chiesa. Le ombre di violenze e atrocità si addensano sempre più sul Vaticano.

di Sebastiano Lo Monaco

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