Medio Oriente

Iran e le paure del re giordano Abdullah II

Recentemente, il re di Giordania, Abdullah II, ha fatto alcune osservazioni ostili contro l’Iran, sostenendo che il suo Paese è stato attaccato un anno fa da droni iraniani.

L’accusa di Abdullah II è molto strana, dato che né la stampa giordana né i media internazionali hanno mai rivendicato un simile incidente, nemmeno un missile vagante lanciato dal leggendario movimento libanese, Hezbollah, mancando il suo obiettivo in Israele e atterrando accidentalmente in Giordania.

Allora, cosa ha spinto il re protetto dagli Stati Uniti e per metà britannico, la cui madre è inglese, a indulgere in tali commenti senza senso nonostante affermi di essere un Seyyed o un discendente diretto del Profeta Muhammad?

Creata dagli inglesi esattamente un secolo fa, la Giordania potrebbe essere definita un Paese relativamente nuovo nell’antica terra dell’Occidente Asia, sebbene sia più antica dell’Arabia Saudita di 11 anni e di Israele di 27 anni.

Iran modello di emulazione

Grazie alla Rivoluzione Islamica che ha gettato nella spazzatura della storia i parvenu Pahlavi e l’egemonia dei loro padroni americani e britannici, l’Iran non è solo uno Stato sovrano indipendente in ogni senso di questo termine, ma serve come modello di emulazione per tutte le persone della regione, compresi i giordani, che aspirano a stabilire la Ummah (comunità) monolitica sulla base degli insegnamenti del sacro Corano e del rispetto per l’Ahl al-Bayt (Gente della Casa).

Se è il vero rappresentante del popolo giordano non deve aver paura, perché il turismo religioso non solo dall’Iran, ma anche dall’Iraq, dal Libano, dalla Repubblica caucasica dell’Azerbaigian, dagli Stati del Golfo Persico e dal subcontinente indo-pakistano, è sicuramente una manna economica per il suo Paese.

Naturalmente, la Repubblica Islamica dell’Iran, come nel caso dei santuari del Profeta Ahl al-Bayt in Iraq e Siria, guiderà gli sforzi per ristrutturare i mausolei dei martiri, insieme all’allestimento di hotel, bazar, scuole, centri medici, impianti idrici ed elettrici per la struttura di tutti i visitatori.

Insha Allah (se Dio vuole) se si verificherà un tale sviluppo – un incubo per Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele – il popolo giordano diventerà sicuramente più intellettualmente, culturalmente e politicamente
attivo e chiederà il ritorno dell’ex qibla dell’Islam, l’al-Aqsa a Bayt al-Moqaddas, sotto il controllo giordano, come era la situazione prima della guerra del 1967 e dell’occupazione di questa città islamica e della riva occidentale del fiume Giordano da parte dei sionisti.

Abdullah II e le paure infondate

Ci auguriamo che Abdullah II supererà le sue paure infondate e, in considerazione della sua discendenza diretta dal Profeta dell’Islam, guarderà all’Iran e all’Iraq, con rinnovata enfasi sul sostegno alla
Resistenza Islamica in Palestina, per il caro obiettivo di liberare tutti i territori occupati dall’entità sionista.

La fine di Israele influenzerà senza dubbio positivamente su Hijaz, la Terra della Divina Rivelazione, compresa la ricostruzione dei santuari degli Imam dell’Ahl al-Bayt a Medina a cui gli antenati del re giordano erano soliti mostrare profonda venerazione per secoli, fino a quando gli occupanti wahhabiti li cacciarono in esilio nel 1925.

di Yahya Sorbello

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