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La nuova rincorsa allo sfruttamento del terreno, arriva il “Land Grabbing”

di Mauro Indelicato

Né oro nero, né oro blu, né metalli e diamanti preziosi; oggi, la rincorsa sfrenata, l’ultima lanciata dal capitalismo più selvaggio, è quella verso l’elemento più prezioso che un popolo, tanto da un punto di vista economico quanto soprattutto culturale possa avere: la terra.

Multinazionali, Stati asiatici, e grossi colossi dell’alimentazione, sono all’assalto di ogni centimetro di terra libera disponibile in tutte le parti del mondo, Europa compresa.

Manco a dirlo, tutto parte guarda caso dalla crisi del 2007: in quell’anno, l’impennata dei prezzi viaggia di pari passo con l’evolversi della crisi finanziaria, anche se ufficialmente alcuna correlazione tra le due cose sembra al momento dimostrata.

Fatto sta, che i Paesi importatori di materie prime agricole, da circa sei anni a questa parte, si ritrovano a dover spendere circa il triplo per poter comprare dall’estero tutti i prodotti alimentari e così, si è dato il via ad una vera e propria speculazione che sta aumentando il potere delle multinazionali del cibo e sta uccidendo i piccoli proprietari terrieri, anche chi con la terra ci lavora esclusivamente per sostenere la propria famiglia.

Questa rincorsa all’ettaro, si chiama tecnicamente “Land Grabbing”: Arabia Saudita, Giappone, Corea del Sud, sono loro i principali Paesi dalla quale è partita questa speculazione, che al momento non accenna a fermarsi ed ha raggiunto anche il vecchio continente.

Non solo le terre dei poveri e sempre più sottomessi Stati africani, anche in Europa il Land Grabbing assume proporzioni sempre più rilevanti e preoccupanti, che rischiano di soffocare il settore e di far scomparire dalla scena i piccoli produttori.

In Francia, il 3% per cento di tutti i proprietari terrieri, possiede qualcosa come il 50% di tutti i terreni agricoli; un vero e proprio ritorno al latifondo e ciò sorprende in quanto non stiamo parlando del Sudan o della Somalia, ma di un Paese dell’Europa occidentale.

Non solo multinazionali, ma anche fondi sovrani, aziende cinesi ed oligarchi dell’est Europa stanno in questo momento gareggiando nella spartizione della torta dei terreni agricoli globali; i Paesi che hanno avuto il maggior numero di terre sottratte sono il Sudan, l’Etiopia, la Tanzania, ma anche il Brasile, la Colombia e, in generale, i Paesi centro–sud americani.

E in Italia la situazione com’è? E’ arrivato anche nel nostro Paese il Land Grabbing: la comunità contadina di Narbolia, in provincia di Oristano, si è unita contro un piano che prevede l’utilizzo di centinaia di ettari di terra coltivabile per la costruzione dell’impianto di serre fotovoltaiche più grande d’Europa, ed hanno occupato la terra oggetto di tale speculazione.

Non solo cibo, ma anche l’aberrante business degli agrocarburanti, ossia dei carburanti derivati dalla trasformazione di prodotti agricoli, e la recente crisi finanziaria hanno contributo al dilagare del fenomeno del Land Grabbing.

Tutto ciò, non solo non è ostacolato dai vari governi, ma anche incoraggiato: se è stato smentito, per esempio, il progetto di una direttiva europea che metteva fuori legge i prodotti dei piccoli orticelli, di certo però le istituzioni di Bruxelles non possono dirsi immuni dall’aver favorito i grandi colossi dell’alimentare ed i latifondisti del terzo millennio. Sono infatti diverse le normative comunitarie che finanziano i grandi produttori, buttando fuori dal mercato, di fatto, le piccole aziende locali.

Levare la terra ad un popolo o più semplicemente anche ad una piccola comunità, è un crimine contro i principi cardini della convivenza civile: un popolo senza terra, è come un organismo senza ossigeno, privo di poter sfruttare come bene comune un qualcosa che gli appartiene per natura.

Se la rincorsa al petrolio o all’oro, viene percepita “lontana”, la speculazione sui terreni agricoli invece, dà una vera e propria sensazione di occupazione; chi subisce il furto della terra, tocca con mano cosa voglia dire avere il fiato perenne sul collo di un sistema che, in tutti i campi, avvantaggia sempre di più i colossi e fa impoverire il 99% della popolazione mondiale.

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