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Migranti, Inghilterra ruba dati e telefoni di chi sbarca

Sono 7.167 i casi emersi da un’indagine giornalistica che porta a galla casi di abuso contro i migranti che arrivano in Gran Bretagna. I reati sono stati commessi nell’arco di 18 mesi.

L’Inghilterra, che si è svegliata sotto l’eco dello scandalo, sta cercando di metterci una pezza con una legge che è stata scritta in fretta e furia e farà in modo che si possa continuare ad agire come si è fatto sino adesso. I migranti che provano ad attraversare la Manica, dalla Francia, una volta sul suolo britannico si vedranno sequestrati il cellulare e attenzione, parliamo di gente proveniente dall’Africa e dall’Afghanistan.

“È andato perso”, questa è la motivazione principale che viene adottata nei confronti dei migranti, in questo modo si distruggono i documenti di chi prova a chiedere asilo ma non solo, si distruggono i contatti con i parenti. 

Migranti e abusi

Byline Times, è questo il nome del quotidiano che poche settimane fa ha portato alla luce il lato peggiore dell’Inghilterra. Il giornale ha accertato che il personale della polizia di frontiera del Regno Unito, ha agito al di fuori della legge e in violazione di qualsiasi norma internazionale. Il ministero, chiamato a rispondere dell’operato dei suoi uomini, non ha potuto fare altro che confermare quanto emerso dall’indagine. 

Si tratta di numeri altissimi, perché sono quelli emersi “solo” grazie all’indagine, quindi non si è a conoscenza di quanti siano in realtà i casi   perché a quasi tutti i migranti che mettevano piede nel Regno Unito, gli veniva imposto di consegnare il cellulare, password e codici di sicurezza per sbloccarli.

Il motivo è presto detto, si sveltisce il lavoro: dal luglio del 2019, come risulta dal portale del governo consultabile on line, che il ministero degli Interni inglese ha acquistato uno speciale software dalla svedese MSAB. Questo software, come scrive lo stesso gruppo, consentirebbe di estrarre dati da qualsiasi cellulare, anche a personale “con una formazione minima”. Chi è la MSAB? È il gruppo finito sui media di tutto il mondo perché è uno di quelli che ha fornito alle forze di sicurezza del Myanmar la tecnologia per identificare chi protestava dopo il golpe militare.

Potere alla polizia

L’Inghilterra corre ai ripari e pochi giorni dopo lo scoop, il governo ha messo su carta le linee guida per regolare la materia con una discussione sul Policing Bill, che assegna potere discrezionale alla polizia anche per quanto riguarda le manifestazioni di piazza, introducendo nei fatti delle vere e proprie norme come sequestrare ai rom tende e camper se trovati in spazi non autorizzati. 

Per essere approvata, la legge, necessita di un ultimo passaggio alla Camera dei Lord e nonostante le proteste il governo inglese va per la sua strada. Incurante di tutto ciò, pochi giorni fa, il governo ha scritto il codice di condotta per le frontiere, che sembra proprio in sintonia con la filosofia del Policing Bill. Perché a giudizio di tutte le associazioni, in particolare di Privacy International – sempre in prima fila proprio per i diritti dei migranti e che da anni denuncia la pratica delle “estrazioni forzate”, con quel testo cambierà poco o nulla.

Le norme sembrano scritte da un azzeccagarbugli, dato che le linee guida non definiscono cosa si debba controllare. Infatti, i funzionari e gli agenti alle frontiere non hanno una preparazione professionale per poter svolgere quel lavoro con un minimo di garanzia per i migranti. L’inchiesta racconta di dati trasmessi senza protezione e che potrebbero finire nelle mani di funzionari dei Paesi dai quali le persone scappano. Ha ragione la deputata laburista Sarah Champion che in aula ha affermato: “Vediamo un preoccupante disprezzo per i diritti umani dei richiedenti asilo e dei migranti vulnerabili”. 

di Sebastiano Lo Monaco

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