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G8 di Genova, quei conti mai fatti

G8 – Sono passati 20 anni da quando in un luglio infuocato per le strade di Genova andava in onda la distruzione di interi movimenti. Lo sparo di una pistola riecheggiò nelle ovattate stanze dei grandi del mondo.

Naomi Klein e il suo libro “No Logo” furono i padrini di quel movimento che venne inizialmente definito “Movimento di Seattle”, perché da lì partiva la prima grande manifestazione che parlava di qualcosa che oggi è sulle labbra di tutti: la globalizzazione.

Una globalizzazione che all’epoca veniva vista come un qualcosa di lontano, di difficile realizzazione, ma se si guarda il mondo di oggi si vede che quelle istanze avevano dalla loro parte la lungimiranza di vedere come sarebbe andata a finire. “Negli ultimi 40 anni, la quota del surplus di reddito andata all’uno per cento più ricco della popolazione è oltre il doppio rispetto a quella fluita alla metà più povera della popolazione globale. Negli ultimi 25 anni, lo stesso uno per cento più ricco ha bruciato il doppio di carbone rispetto al 50 per cento più povero, acuendo l’attuale crisi climatica e ambientale”, rapporto Oxfam, edizione 2021. 

A vent’anni dal G8 di Genova, culmine del movimento No Global nato a Seattle nel 1999, le cifre sulle disuguaglianze sociali e sullo sfruttamento del pianeta non sono cambiate. Semmai sono peggiorate.

Perché non è stata ascoltata quella protesta?

La principale colpa è quella di non essersi data una forma di organizzazione dopo i massacri della Scuola Diaz e di Bolzaneto, la feroce violenza su manifestanti inermi, le devastazioni dei Black Bloc che sono rimaste impunite, hanno mandato gambe all’aria un movimento nato spontaneo, con molte sigle, tanti partecipanti e poca o pochissima organizzazione. Poi arrivò l’11 Settembre e tutto cambiò. 

Sono passati 20 anni ma quelle istanze sono ancora vive, anche se nessuno ne parla più con lo stesso fervore. Pochi conoscono il libro “No Logo” e ancora meno ricordano Naomi Klein. È da lì che partì tutto: il 99% più povero della terra contro l’1% più ricco.

Il merito dei No Global è stato quello di fotografare questa situazione, di dargli in nome. Dieci anni dopo Genova c’è stata “Occupy Wall Street” che ha denunciato gli abusi del capitalismo feroce e vorace. Anche questo movimento è finito nel dimenticatoio dopo tanto clamore iniziale.

Le realtà del G8

Nel movimento No Global di Genova c’erano varie realtà: Acli, Boy Scout, si andava dagli anarchici ai cattolici. Dalla sua aveva la forza dei numeri ma anche l’approfondimento di ogni tematica, parliamo di un periodo nel quale i social network erano ancora lontani.

A Genova si tentò la strada della “collettivizzazione” dove reti e associazioni analizzavano ognuna il proprio ambito, scandagliando il fondo delle disparità, delle differenze, dei torti. Si dice che il movimento sia morto per mano dei Black Bloc, per via di quelle devastazioni. A Genova è stata massacrata un’idea di mondo diverso, un’idea affossata e manganellata nelle strade del capoluogo ligure, all’interno della Scuola Diaz e dentro l’inferno di Bolzaneto. Ecco, se si vogliono cercare le spoglie di quell’idea di mondo è in quei luoghi che bisogna andare. 

di Sebastiano Lo Monaco

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