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Una “casa” per i droni di Obama

di Salvo Ardizzone

La dottrina Obama è più discreta di quella spettacolare quanto ottusa di George Bush, ma la sostanza non cambia. Archiviate le avventure che portavano gli “scarponi” sul campo e i cadaveri dei soldati nelle sacche nere sugli aerei per gli Usa, ora il programma di omicidi mirati, cioè l’eliminazione dei personaggi scomodi, ostacolo per la politica decisa a Washington, passa per i droni killer in primo luogo, i paramilitari della Cia e le Special Forces (gente che quando muore non fa notizia per contratto).

Il fatto è che la firma sull’accordo che avrebbe permesso la permanenza in Afghanistan di questi mezzi e dei militari a supporto, viene continuamente rinviato dal presidente afghano Karzai, che sottobanco continua a rialzare il prezzo della collaborazione. Sa che è la sua polizza di assicurazione per un dopo che si prospetta troppo simile a quello di Taraki e Najibullah, con i Taliban e gli altri Signori della Guerra tipo Rabbani e Hekmatyar che non aspettano altro che Isaf ed Enduring Freedom vadano via per mandare in frantumi un simulacro marcio di potere, e impossessarsi dei traffici d’oppio retti ora dal Governo di Kabul.

Ma il Pentagono, a cui ora l’Amministrazione vorrebbe passare la direzione delle operazioni di “pulizia” ed eliminazione dei soggetti scomodi nell’area Pakistana e delle zone Tribali al confine con l’Afganistan, vuole essere sicuro di poter continuare ad agire indisturbato ed è in cerca di nuove basi discrete, quale che sia l’esito dell’eterna trattativa con Karzai.

I Paesi dell’Asia Centrale sono attualmente meta di infinite quanto serrate missioni statunitensi (con il capo delle Specials Operations in Medio Oriente e nell’Asia Centrale Gen. Michael Nagata in testa) che propongono trattati segreti e offrono compensazioni di vario tipo (soldi per capirci) per avere mano libera e segretezza in qualche base dell’area.

Contemporaneamente, visto che il problema si potrebbe riproporre sempre, da tempo è stato emesso dal Dod (Dipartimento della Difesa) un requisito per un sistema d’arma che preveda un drone capace di partire da molto, molto lontano (leggi tradizionali basi Usa sicure) e svolgere il lavoro sporco senza bisogno di appoggi nell’area, con tanto di corposo finanziamento. I progetti delle industrie in risposta al requisito sembrano in stato assai avanzato, ma per il presente c’è ancora incertezza; di qui rimane la necessità d’una base d’appoggio, già identificata a nord dell’Afghanistan, come “soffiato” da un anonimo funzionario al Los Angeles Times.

Certo, resta la difficoltà del Congresso di continuare ad autorizzare il Pentagono ad eseguire omicidi mirati in aree che non sono neanche zona di guerra per gli Usa come il Pakistan, ma volete che le teste d’uovo dell’Amministrazione non trovino il rimedio? Al cinismo e all’ipocrisia sfacciata non c’è proprio limite!

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