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Fine del Sionismo e Fine del Saudismo

In questi giorni in cui l’aggressione dei Paesi del Golfo allo Yemen ne sta dispiegando la storia fatta di ingiustizie subite dal popolo yemenita nei rapporti con l’Arabia Saudita e i satelliti del Golfo, proponiamo l’articolo di Susana Khalil, scritto al tempo della primavera araba, che può aiutare a capire come l’ideologia imperialista del XXI secolo sia incardinata nel Sionismo e nel “Saudismo”, che messi a nudo, evidenzieranno che è finito il tempo delle tutele del Golfo e che forse il viaggio di ritorno è iniziato, un percorso irto di difficoltà che porterà lo Yemen ed altri Paesi arabi a riconquistare i propri diritti.

di Susana Khalil

Sionismo

Il sionismo è un progetto coloniale europeo che, a differenza del colonialismo classico, non nasce da un popolo o da un’etnia, ma da un movimento. Questo movimento utilizza la sua carta religiosa (valore comune) per trasformare l’identità religiosa di un Paese. Questo movimento prende forma in  Europa come prodotto di questa miseria: l’odio interno europeo, l’odio tra il cristiano europeo e l’ebreo europeo (entrambe le dottrine sono di ascendenza araba).

Il sionismo è un progetto ben definito che ha avuto anche un sostegno finanziario colossale dalla piccola borghesia ebraica europea. E il sionismo ha finanziato lo stanziamento degli ebrei in Palestina. Ma nonostante questo, il sionismo era rimasto fermo per secoli perché, per costruire una patria, è necessario lo spessore di una popolazione e la stragrande maggioranza degli ebrei europei era estremamente riluttante al sionismo. E’ grazie alla barbarie nazista dell’Europa, odio “cristiano giudeo”, che la comunità ebraica europea sotto il terrore abbraccia l’idea del sionismo, la piattaforma sionista fa fuggire in massa in Palestina. E all’interno di una concezione fortemente eurocentrica il sionismo aveva un tocco romantico.

Il sionismo è la continuazione dell’Europa coloniale, è un concentrato o compendio di tutta l’Europa coloniale. Il sionismo è oggi una natura imperiale che si basa sul potere finanziario capitalista mondiale. Oggi questa identità non è altro che una realtà coloniale chiamata Israele, che non ha alcun legame con l’antico popolo di Israele (l’antica Israele è la storia della Palestina, è la discendenza palestinese).

Il sionismo è natura segregazionista, razzista, di supremazia, di apartheid, di genocidio, in cui la politica di pulizia etnica è un concreto mezzo per un fine: uno Stato unico che professi la religione ebraica. E’ la fine del popolo palestinese, terra rubata ad un intero popolo insieme alla sua storia.

L’Israele colonialista oggi ha circa 400 bombe atomiche, non ha definito i suoi confini per poter seguitare a prendere più territorio da altri popoli arabi. E’ il grande concessionario di armi a livello mondiale e non a caso è l’agente grilletto di guerre civili in molti Paesi. E’ il proprietario (spreca i suoi soldi) della politica estera del potere imperiale degli Stati Uniti e di altre potenze europee. E’ stato uno degli architetti degli attacchi dell’11 settembre di New York, il motore dell’invasione americana in Iraq e grande protettore dei tiranni arabi come Hosni Mubarak.

Arabia maledetta, Saudi maledetto

Nel colonialismo classico, che è il dominio di un popolo su un altro popolo, con il tempo la logistica indispensabile all’impresa coloniale diventa una realtà troppo pesante, costosa, a livello economico, sociale ed umano, ecco la transizione al neo-colonialismo. Lo stesso non necessita di mobilitare una logistica di grandi dimensioni, ma piuttosto si serve dei nativi stessi, creando una élite nativa, a cui dare il potere, il privilegio e questi fanno il lavoro sporco. Il regno islamico saudita è proprio l’esempio più classico del nostro tempo.

La gloriosa penisola arabica, culla dell’islam, di fede religiosa del tronco semitico giudaico-cristiano, neo-colonialmente è chiamata Regno Unito riferendosi a Saud, personaggio della storia araba legato all’Impero Britannico. Anche se la famiglia saudita ha voluto ingannare affermando che discendono dal profeta Maometto, è una famiglia fondata pezzo per pezzo nei laboratori delle gestioni petrolifere transnazionali.

Oggi il regno islamico dell’Arabia Saudita, è la più grande tirannia e dittatura nel mondo. Si tratta di una famiglia che controlla la politica e l’economia dell’intera nazione araba, si tratta di un potere assoluto. E’ governato da una linea dell’Islam, il wahhabismo. Il regime saudita ha finanziato la costruzione di moschee in tutto il mondo, ma non consentono chiese nel loro Paese (al contrario di Saladino). Le donne sono ridotte a “puttane” sacre in un’umiliazione burrascosa di donne. La tortura è legale, si applica la pena di morte se un arabo cambia la sua fede musulmana. Non esiste libertà di espressione, partiti politici, sindacati. È l’oscurantismo di un’architettura fastosa e dorata.

Ebbene, tutta questa anti-democrazia, orrore e orrore Saudita non sarebbe possibile senza il sostegno imperiale americano.

In cambio la tirannia saudita deve fornire il suo petrolio (una conquista della civiltà contemporanea) incondizionatamente agli Stati Uniti e anche gran parte del denaro dalla vendita del petrolio deve rimanere negli Stati Uniti.

Non è esagerato dire che, se il regime saudita ritirasse i suoi soldi dagli Stati Uniti, non sarebbe difficile che il Paese cadesse in fallimento.

La dittatura Saudita è il più grande alleato in Medio Oriente degli Stati Uniti, non il colonialismo israeliano, il colonialismo israeliano genera perdite economiche negli Stati Uniti, mentre la tirannia saudita genera guadagni all’impero e di tale utile beneficia anche il colonialismo israeliano.

Il contributo della dittatura del Regno Saudita durante il periodo della guerra fredda contro il comunismo è stato decisivo. Le truppe sovietiche hanno lasciato l’Afghanistan sconfitto grazie all’enorme contributo economico della tirannia del Regno Saudita agli Stati Uniti.

Le dittature arabe hanno ricevuto enormi vantaggi economici dal regime Saudita per distruggere i gruppi democratici, progressisti e di sinistra, femministe, sindacati, artisti, scrittori, giornalisti nel mondo arabo. Un esempio è dato dalla Giordania, dal Marocco, anche negli anni ’60 e ’70, quando dalla bella fusione libanese-palestinese di avanguardia democratica, la dittatura saudita si sentiva minacciata e, per il timore che la fiamma si diffondesse nel mondo arabo, massacrò i movimenti progressisti di sinistra che tra l’altro erano grandi combattenti del colonialismo israeliano. La dittatura saudita inoltre ha avuto un ruolo cruciale nella guerra civile nello Yemen negli anni ’60 contro il settore di sinistra.

Oggi prima della rivolta popolare dei popoli arabi islamici la dittatura arcimiliardaria Saudita sta finanziando un grande piano Marshall per convertire il nuovo Egitto al regime wahabita, con l’approvazione dell’imperialismo degli Stati Uniti e del colonialismo israeliano.

La dittatura Saudita sta massacrando con le sue truppe militari i popoli insorgenti del Bahrain e dello Yemen. La tirannia Saudita ha esortato gli Stati Uniti a spingere Israele per finire Hezbollah e  vede di buon occhio l’intervento militare degli Stati Uniti in Iran.

E’ Vox Populi del mondo arabo sostenere che la monarchia Saudita è la madre traditrice della causa araba.

La caduta della tirannia saudita sarebbe piuttosto vantaggiosa alla lotta anti-imperialista contro il sionismo, sarebbe anche un ottimo punto di partenza per il consolidamento di un mondo multipolare, che è quello che ci serve per la realizzazione di un ordine internazionale giusto ed equo.

Le dittature arabe alla fine si sono mutate nel Grande Israele, si sono alleate con il sionismo, pur di rimanere al potere. La fine delle dittature arabe indebolirebbe il sionismo, è per questo che dobbiamo porre fine alla dittatura madre del mondo arabo: la dittatura saudita… questo metterebbe fine al sionismo, quel grande crimine incorporato nel mondo arabo che cerca lo sterminio del  popolo palestinese.

Fonte: http://www.aporrea.org/tiburon/a125535.html

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