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Una guerra dove i morti non si contano più

di Giovanni Sorbello

Non è detto che le guerre siano solo quelle combattute tra eserciti o guerriglie sui campi di battaglia. Purtroppo esistono guerre meno visibili, poco rumorose, ma che causano comunque vittime innocenti. Una di queste guerre si combatte nelle carceri, dove il numero dei decessi per suicidi continua a crescere drammaticamente.

La Società Italiana di psichiatri e il gruppo per i diritti dei detenuti Ristretti Orizzonti hanno presentato un rapporto in cui si evidenzia che il numero di suicidi nelle carceri italiane è aumentato di circa il 40 per cento dall’inizio di questo anno. Dal gennaio 2014 sono già undici i detenuti che si sono tolti la vita.

Le maggiori problematiche che rendono invivibile la vita all’interno delle prigioni italiane sono rappresentate dal sovraffollamento e dalla mancanza di fondi.

“L’uso eccessivo o non necessario di lunghe detenzioni pre-processuali contribuisce notevolmente al fenomeno del sovraffollamento carcerario. Purtroppo, il nostro sistema penale non si concentra sulla riabilitazione dei detenuti”, lo ha riferito Roberto Di Giovanpaolo, responsabile del Forum Nazionale per le prigioni, a Press Tv.

Di Giovanpaolo ha aggiunto che ci sono circa 68mila detenuti nelle carceri italiane e la maggior parte di loro è in carcere per reati minori. Il 30 per cento dei detenuti nelle carceri italiane sono immigrati entrati nel Paese senza visto. Dal gennaio di quest’anno in Italia il reato d’immigrazione clandestina non è più penale.

Nell’indifferenza e nell’incapacità delle istituzioni, nelle carceri italiane si continua a combattere una guerra silenziosa dove i morti, senza nome, non si contano più.

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