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Caso Reyhaneh Jabbari, chi è la vera vittima? Storie di ordinaria informazione ad orologeria

di Razie Amani

Si parla tanto in questi giorni del caso di Reyhaneh Jabbari, la ragazza iraniana condannata a morte per aver ucciso una persona. Di questo caso e della presunta morte ingiusta di Reyhaneh hanno scritto in tantissimi, ma vorremmo cominciare a esaminare il caso da un lato un pò inconsueto, che è sfuggito a molti, anzi è stato tralasciato volutamente dai media di mezzo mondo.

Chi delle due persone, Reyhaneh o il dott. Sarbandi è la vera vittima del delitto firmato Jabbari? Reyhane Jabbari, ragazza  iraniana di 26 anni, è stata giustiziata per aver ucciso deliberatamente il dott. Morteza Sarbandi, medico di 47 anni, sposato con tre figli.

Il caso giudiziario, è diventato un pretesto per cercare di colpire ancora una volta la Repubblica Islamica dell’Iran come accadde anche nel caso di Sakineh Ashtiani e prima ancora di Delara Darabi, entrambe accusate di aver premeditato e ucciso la loro vittima. Nei tre casi citati, che sono i più eclatanti, nessun giornale, agenzia di stampa o un’organizzazione per diritti umani in Europa, si sono disturbati per verificare come sono andate veramente le cose e riportare il percorso giudiziario nei suoi aspetti tecnico-giuridici.

Torniamo al delitto Jabbari basandoci soprattutto sulle prove, confessioni e testimonianze che hanno convinto la Corte Suprema Iraniana ad emettere la sentenza definitiva di pena capitale per l’imputata. La ragazza all’epoca del delitto era una19enne, a sua volta vittima di violenze continue e quotidiane subite da parte di un padre alcolizzato e aggressivo, decide di rendersi libera economicamente lavorando come la designer d’interni ma anche frequentando uomini ricchi e generosi. Sono queste le testuali parole emerse dai suoi sms inviati alle amiche.

Conoscendo Morteza, casualmente o per un motivo mai rivelato, Reyhaneh accetta di recarsi insieme alla vittima al suo studio privato portando nella borsa un coltello da macellaio. Già da questo particolare si potrebbe dedurre che lei volesse tenersi preparata in caso di un’eventuale aggressione presumibilmente a scopo sessuale. Ma è altrettanto vero che se lei sentiva reale e forte una tale minaccia non sarebbe andata da sola con lui in un luogo chiuso e di sera.

Ad ogni modo, dopo l’arresto, Reyhaneh non ha mai spiegato per quale motivo, due giorni prima del delitto aveva acquistato un coltello di 50 centimetri, e la sera del delitto lo portava nella borsa. L’altro elemento che boccia la tesi dell’autodifesa, è la porta non chiusa a chiave, stando a quanto lei stessa ha ribadito dall’inizio fino alla fine negli interrogatori e nelle udienze. Reyhane seguendo il consiglio del suo avvocato Khorramshahi, lo stesso che ha difeso Sakineh  Ashtiani, ha dichiarato che è stata aggredita dal dott. Sarbandi che nonostante il suo dissenso voleva avere un rapporto sessuale con lei, in quel momento decise di tirare fuori il coltello e colpirlo. Ma le perizie del medico legale dimostrano che la vittima è stata colpita quando era costernato nella preghiera. Motivo per cui lei è riuscita a lasciare indisturbata l’appartamento, prendere l’ascensore e aspettare sotto casa l’arrivo dei poliziotti.

Ora, da persone libere da ogni condizionamento e propaganda preconfezionata ci chiediamo: come mai un elenco così lungo di particolari talmente importanti, sono sfuggiti a tutti coloro che puntano il dito contro l’Iran chiedendo l’abolizione della pena di morte? La stessa pena che viene applicata in diversi Paesi del mondo tra cui gli Stati Uniti.

Perchè nessuno di questi difensori dei diritti umani si è scagliato contro Israele per le migliaia di bambini che ha ucciso barbaramente sotto le sue bombe? Come mai le condanne a morte in Arabia Saudita e Bahrain nei confronti di militanti pacifisti che hanno avuto la sola colpa di chiedere libertà e democrazia, non ha scandalizzato mai nessuno? Per quale motivo squallido le notizie passano sempre da un filtro invisibile ma efficacissimo?

Sarebbe molto facile e allo stesso tempo difficile per l’opinione pubblica occidentale, raggiungere la verità su Gaza, Iran, Siria, Ucraina, Libia, Egitto e tanti altri conflitti creati e propagandati in questi e molti altri Paesi soprattutto mediorientali. Le fonti d’informazione alternative esistono e per chi avesse l’esigenza di conoscere i fatti non solo per via dei mezzi ufficiali, basterebbe accedere in rete. Ma è difficile allo stesso tempo, perchè un’opinione pubblica abituata a seguire la tv e cinema spazzatura, non sentirebbe alla radice questa esigenza, e le popolazioni succubi delle politiche di austerità non avrebbero nè la forza nè l’interesse di indagare per conoscere le altre realtà politiche, ideologiche, culturali e mediatiche.

E concludendo non possiamo evitare di ricordare l’episodio in cui il premier britannico David Cameron, un giorno dopo il suo incontro con il Presidente iraniano Hasan Rohani a margine dell’assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, durante il suo discorso si è detto preoccupato per i diritti umani nella Repubblica Islamica dell’Iran, introducendo immediatamente la questione del nucleare iraniano che dovrebbe seguire la volontà della comunità internazionale e abbandonare gli obiettivi bellici.

Parole e gesti diplomatici che fanno capire una minaccia sottile e subdola: piu’ rispetto per i diritti umani all’occidentale significa più obbedienza e servilismo nei confronti delle superpotenze tutte presenti al tavolo dei negoziati sul nucleare, questioni entrambe, usate regolarmente dalle cosiddette democrazie occidentali come strumenti di pressione per ottenere vantaggi di ogni natura in diverse parti del mondo.

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