Cronaca

Ponte Morandi, una vergogna tutta italiana

Per leggere al meglio la vicenda del Ponte Morandi, bisogna andare a riprendere l’affermazione perentoria del 17 Agosto 2018 dell’allora Vicepremier Luigi Di Maio: “Lo dico chiaramente, c’è una volontà politica certa: vogliamo revocare la concessione ad Autostrade per l’Italia”. Erano i giorni delle facce feroci, della passerella al funerale delle vittime del crollo del ponte.

Gestione Ponte Morandi, una scelta mafiosa

Ultima delle vergogne made in Italy, la gestione del nuovo ponte di Genova non subirà nessuna rivoluzione. Che si mettano il cuore in pace i parenti delle vittime, quelli che hanno perso la casa a causa della demolizione, quelli che in quei giorni credevano davvero in un possibile cambiamento dimenticando, forse per un momento, che in Italia nulla cambia. Infatti, la gestione del ponte costruito e progettato da Renzo Piano resterà nelle mani di Autostrade.

Fredde, in burocratese, le parole che accompagnano la notizia: “Il nuovo ponte va consegnato nelle mani del concessionario autostradale in essere al momento”, questo è il comunicato che il Ministero delle Infrastrutture ha consegnato al commissario per la ricostruzione, il sindaco di Genova, Marco Bucci. Purtroppo era nell’aria, anche se tutti hanno sperato in un gesto forte, di dignità, di giustizia, ma siamo in Italia. Quindi, il nuovo viadotto deve essere dato alla concessionario titolare della tratta autostradale attraversata, ovvero la A10 Genova-Savona.

I 1067 metri del nuovo ponte, quindi, non possono essere estromessi dal resto della tratta e affidati ad altri gestori. A prendersene cura dovrà essere lo stesso soggetto che gestisce la tratta che si connette al viadotto.

Siamo dinnanzi alla classica storia all’italiana, qualcosa che si è già visto. Questo succede nelle nazioni dove la memoria fa difetto, dove è facile indignarsi, presentarsi come il nuovo. L’Italia è una nazione dove nessuno è colpevole e a rimetterci, come nel caso del Ponte Morandi, sono le 43 vittime per la quale, ancora oggi, nessuno ha pagato e probabilmente mai nessuno pagherà.

di Sebastiano Lo Monaco

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