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Siria. Lavrov: Arabia Saudita e Paesi del Golfo hanno le mani sporche di sangue

di Giovanni Sorbello

Sembra ormai delineato il quadretto dei registi e degli autori, che da due anni stanno seminando il terrore in Siria. Il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, ha accusato apertamente l’Arabia Saudita ed altri Stati arabi del Golfo Persico di sostenere, finanziare ed armare terroristi ed estremisti internazionali, che combattono in Siria.

Un certo numero di capitali, tra cui Riyadh, – aggiunge il ministro – non si vergognano di finanziare ed armare i terroristi internazionali, questi Paesi hanno le mani sporche di sangue.

Le dichiarazioni del ministro russo sono giunte ieri in risposta alle accuse del principe Saud al-Faisal, ministro degli esteri saudita, che accusa la Russia di essere responsabile dell’uccisione di migliaia di civili siriani, a causa del suo sostegno militare al governo siriano.

E’ stato accertato – dichiara il ministro russo – che l’Arabia Saudita ha fornito ai terroristi che operano all’interno della Siria, dei moderni missili anticarro Konkurs.

Secondo un recente rapporto pubblicato dal Daily Telegraph, fonti “ribelli” hanno confermato di aver ricevuto ad Aleppo, il primo lotto di armi pesanti provenienti dall’ Arabia Saudita. Le fonti hanno aggiunto che altre armi, tra cui missili sofisticati, saranno inviati in seguito ai miliziani.

Un rapporto del Wall Street Journal afferma che la Us Central Intelligence Agency (Cia), ha iniziato il trasferimento di armi in Giordania per i gruppi di mercenari stranieri, da loro addestrati, che combattono contro il legittimo governo siriano.

Le violenze in Siria sono scoppiate più di due anni fa, e migliaia di persone, tra cui un gran numero di soldati siriani e personale della sicurezza, sono rimaste uccise negli attacchi dei “ribelli”.

Damasco accusa diversi Paesi stranieri, Arabia Saudita, Qatar, Usa e Israele su tutti, di orchestrare il caos e le violenze in Siria. A conferma di tutto ciò il gran numero di miliziani stranieri impegnati nei combattimenti in Siria.

In un’intervista trasmessa dalla televisione turca nel mese di aprile, il presidente siriano Bashar al-Assad ha dichiarato che se i “ribelli” dovessero prendere il potere in Siria, potrebbero destabilizzare l’intera regione medio orientale.

La situazione sul campo si delinea sempre di più, l’esercito siriano continua senza soste la bonifica del Paese dai gruppi “ribelli”. Diverse roccaforti dei miliziani sono state liberate dall’esercito, così come diversi villaggi lungo il confine libanese, da dove transitavano armi e terroristi. Tutto è ormai pronto per la liberazione di Aleppo, l’ultima roccaforte e quartier generale dell’opposizione armata in Siria.

Sembra ormai fallito l’ennesimo tentativo da parte dell’internazionale del terrore, di destabilizzare ed occupare interi Paesi per meglio gestire e garantire i loro interessi strategici. Il pensiero e le preoccupazioni vanno al prossimo obiettivo, il prossimo Paese che dovrà subire in nome di una “democrazia superiore”, l’ennesima e brutale aggressione militare.

Le avvisaglie in Libano non sono certo estranee a questo cinico e criminale disegno di egemonia internazionale.

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