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Tribunale del Mare di Amburgo, i marò restano in India

di Salvo Ardizzone

Con un verdetto salomonico, il Tribunale del Mare di Amburgo ha accolto la richiesta dell’Italia perché l’India sospenda ogni iniziativa giudiziaria e non ne intraprenda altre nei confronti dei due fucilieri di Marina, ma ha respinto l’istanza di autorizzare la misura temporanea di un loro rientro.

La decisione, presa con una maggioranza di 15 voti a favore e 6 contrari, è stata motivata dal fatto che la vertenza è stata demandata alla Corte di arbitrato internazionale dell’Aja, e non si è ritenuto opportuno interferire sul caso in attesa che si costituisse il Tribunale arbitrale.

L’Italia si era rivolta al Tribunale del Mare per tentare di riportare a casa i due militari in attesa delle lunghe procedure dell’arbitrato, ma l’obiettivo principale è stato mancato. In poche parole, aspettando che si attivi l’arbitrato che dovrà decidere sui fatti, tutto dovrà rimanere congelato: il sergente La Torre dovrà tornare in India alla fine della convalescenza che gli è stata concessa per un’ischemia, ed il sergente Girone dovrà rimanere laggiù, mentre tutte le attività giudiziarie ed amministrative indiane dovranno essere interrotte.

Dopo tre anni e mezzo, continua così a rimanere sospesa la vicenda dei fucilieri di Marina accusati dalla magistratura indiana di aver ucciso per errore due pescatori indiani al largo delle coste del Kerala. Da allora, La Torre e Girone sono stati al centro di una contesa internazionale gestita dall’Italia in modo confuso e contraddittorio (in cui hanno molto influito gli interessi di talune grandi aziende nazionali) che solo recentemente ha finalmente preso la via dell’arbitrato internazionale.

Per l’India, tutta la storia è stata condotta in modo tutt’altro che lineare e chiaro e si è strettamente intrecciata con motivazioni di politica interna. L’inchiesta, che mostra molte falle e lati oscuri, non è mai stata definita, tanto che, a distanza di tre anni e mezzo dai fatti, i due italiani non sono stati ancora formalmente incriminati. Insomma, per Delhi una patata bollente che aveva tutto l’interesse a rinviare per non mostrare le carte e venire al dunque.

Adesso ci sarà l’arbitrato, ma è una procedura assai lunga e passerà almeno un altro anno prima che si venga a capo della vicenda. Una vicenda per troppo tempo trattata da Roma con inettitudine, superficialità e incompetenza.

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