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L’Argentina di nuovo sotto attacco della finanza internazionale

di Fabrizio Di Ernesto

Undici anni dopo il default del 2001 la grande finanza internazionale torna ad attaccare l’Argentina che grazie al peronismo dei coniugi Kirchner ha finalmente superato i suoi problemi.

L’agenzia di rating Fitch, ovvero una di quelle istituzioni private che in modo non troppo chiaro, decide in merito alla stabilità economia di un paese, ha abbassato in un solo colpo di ben cinque livelli il voto su Buenos Aires portandolo da B a CC, ovvero un passo prima del fallimento.

Secondo l’agenzia Fitch è molto probabile che i titoli di Stato diventino nuovamente carta straccia in quanto il governo non avrebbe i soldi per onorare i debiti.

A complicare la situazione poi la decisione di un giudice di New York che ha condannato Buenos Aires a risarcire 1 miliardo e 300 milioni di dollari agli hedge funds coinvolti nel crack del 2001 e mai risarciti ai proprietari. In particolare dovrebbero essere risarciti i possessori di titoli Elliot management e Aurelio capital management che non hanno aderito alle ristrutturazione del 2005 e del 2010 con la possibilità di recuperare il 35% del loro valore.

Occhi puntati sul 15 dicembre quando l’Argentina dovrà risarcire questi bond ed al 27 febbraio 2013 quando dovrà pagare i 3,3 miliardi spettanti ai possessori di bond che hanno aderito alle precedenti ristrutturazioni.

Il nuovo attacco all’Argentina ha ovviamente messo in apprensione anche i paesi europei, Grecia in primis, alle prese con una pesante crisi economica, tanto che subito dopo la sentenza pronunciata a New York il direttore esecutivo di Jp Morgan Vladimir Werning ha affermato che la decisione rappresenta “un punto di svolta che sposta l’equilibrio di poteri tra stati e creditori privati a favore dei secondi”.

Va comunque detto che la sentenza potrebbe diventare operativa solo sul suolo americano ed attraverso le banche a stelle e strisce, con l’Argentina che potrebbe benissimo aggirare il rischio pignoramento facendo transitare i fondi a favore dei possessori di titoli ristrutturati attraverso banche di altri paesi, Venezuela in primis.

Quella argentina è una economia rinata negli ultimi anni, tra il 2003 e il 2007 il prodotto interno lordo è aumentato a ritmi dell’8/9 per cento l’anno, una perfomance seconda soltanto a quella della Cina. Ora la grave crisi che dal 2009 sta abbattendo l’economia globale ha ovviamente rallentato questa crescita ed ora la grande finanza internazionale sembra tornata all’attacco anche se Cristina Kirchner sta cercando di contenere la situazione.

A fine marzo 2012 il governo ha ridotto l’indipendenza della banca centrale argentina forzandola a stampare moneta a più non posso per metterla a disposizione del governo e finanziare così nuova spesa pubblica ed ha imposto misure restrittive sull’acquisto di valuta straniera, in particolare dollari americani.

Ora la sfida si presenta difficile ma non impossibile. Appuntamento fissato per il 15 dicembre per il primo round.

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