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Accordo Israele-Ruanda per deportazione profughi

Israele approva il piano per l’espulsione di migliaia di profughi richiedenti asilo in un Paese terzo dell’Africa, sotto la minaccia di detenzione indefinita, una mossa che gli attivisti locali per i diritti umani affermano che viola le leggi internazionali ed israeliane.

Israele, dopo la rimozione di 20mila “infiltrati”, passa alla fase successiva, definita da Netanyahu  di “maggiore rimozione”, i richiedenti asilo in Israele sarebbero quindi costretti a scegliere tra una detenzione indefinita in una prigione israeliana o la deportazione in un Paese terzo in Africa – nominato dai media locali come Ruanda – con o senza il loro esplicito consenso.

Abbiamo in precedenza parlato della forte amicizia tra Israele e il Ruanda, da tempo si discuteva tra i due governi sui richiedenti asilo, centinaia di profughi, soprattutto sudanesi ed eritrei, sui quali si è concluso un accordo, segnalato per la prima volta da Channel 10 e confermato da Haaretz. Israele disposto a pagare 5mila dollari al Ruanda per ogni profugo. Oltre al pagamento al governo ruandese, Israele continuerà a pagare i richiedenti asilo con 3.500 dollari insieme al loro biglietto aereo. L’alternativa per i profughi è il carcere per un periodo di tempo indefinito.

Si stima siano circa 50mila i migranti africani entrati in Israele prevalentemente dall’Egitto. Molti richiedenti asilo si trovano nel centro di detenzione Holot, nel sud di Israele. Negli ultimi anni, un nuovo muro eretto alla frontiera egiziana ha evitato nuovi arrivi. Secondo The East African, il governo di Tel Aviv starebbe definendo un accordo simile anche con l’Uganda, di cui al momento non si hanno però conferme ufficiali.

Mentre l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati ha espresso preoccupazione per l’espulsione degli africani richiedenti asilo da parte di Israele, non risulta chiaro che cosa Tel Aviv stia fornendo al Ruanda per l’accettazione dei profughi. Tra dicembre 2013 e giugno di quest’anno, circa 4mila richiedenti asilo sudanesi ed eritrei sono stati deportati sotto il “programma di partenza volontaria” di Israele in Ruanda e Uganda, secondo l’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, che ha espresso preoccupazione per la proposta israeliana, affermando che “la segretezza che circonda questa politica e la mancanza di trasparenza riguardo alla sua attuazione “ ha reso “molto difficile per l’Unhcr seguire e monitorare sistematicamente la situazione delle persone trasferite in questi paesi africani”.

Secondo quanto riferito da Haaretz, l’Autorità per la popolazione e l’immigrazione dovrebbe avviare un’operazione di espulsione nelle prossime settimane dirette ai richiedenti asilo in Israele dall’Eritrea e dal Sudan. Il gabinetto ha anche approvato all’unanimità una proposta del ministro dell’Interno Arye Dery e del ministro della Pubblica sicurezza Gilad Erdan, quella di chiudere il centro di detenzione di Holot nel Negev entro quattro mesi. Il piano per chiudere Holot dipende dal successo dei piani di espulsione. Fino ad ora, le autorità israeliane hanno esercitato pressioni affinché i richiedenti asilo eritrei e sudanesi se ne andassero.

Sigal Rozen, capo della politica pubblica presso l’Hotline per rifugiati e migranti di Tel Aviv, ha dichiarato che il piano di Israele è immorale e una violazione delle leggi sia internazionali che israeliane. Secondo Rozen, il governo ha mantenuto una politica che mira a rendere la vita in Israele così insopportabile per i richiedenti asilo che scelgono di partire da soli.

Approvando la decisione di espellere i richiedenti asilo africani in Ruanda e Uganda, Israele ha concesso la legittimità a due dei dittatori più brutali del continente. Museveni  governa l’Uganda dal 1986 e Kagame ha cambiato la costituzione per governare almeno fino al 2034. Entrambi hanno agito fermamente per mantenere le loro presidenze a vita attraverso elezioni truccate, perseguitando membri dell’opposizione, torture, sparizioni e omicidi di oppositori, restrizioni della stampa e la commissione di crimini nei paesi vicini. Il regime di Kagame in Ruanda ha sostenuto per diversi anni le milizie assassine nella Repubblica Democratica del Congo – che usano lo stupro come arma di guerra – così come le milizie in Burundi.

Anche se gli accordi di espulsione non contengono clausole esplicite nei confronti dei trasferimenti di armi, Israele ha fornito a questi governi mezzi di repressione interna, che hanno contribuito alla sopravvivenza di due regimi autoritari.

Questo è un investimento losco in Paesi, i cui due dittatori  sono commercializzati da Israele  come due grandi leader che condividono i suoi valori e idee sullo sviluppo economico e sulla guerra al terrore. Kagame ha visitato Israele a luglio, poco prima delle recenti “elezioni” in Ruanda, in cui è stato eletto con una maggioranza del 99 per cento dei voti. Netanyahu ha dichiarato ai giornalisti che il Ruanda è stato estremamente fortunato ad avere Kagame come leader. In una lettera inviata da Netanyahu a Museveni nell’ottobre 2016, il primo ministro israeliano ha scritto che non vedeva l’ora di lavorare con Museveni negli anni futuri per rafforzare il partenariato strategico di Israele, e per promuovere gli interessi condivisi dei due Paesi. Un investimento a dir poco losco!

di Cristina Amoroso

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