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L’America e i suoi “cortili” nel Mediterraneo

Mediterraneo – L’America chiama, l’Italia risponde e obbedisce. Il ministero della Difesa italiano ha approvato, sulla base di accordi già esistenti tra i due Paesi, il dislocamento presso la base americana di Sigonella in Sicilia, un’unità composta da duecento marines. Questa operazione è dovuta all’ennesimo innalzamento del livello di allerta in Libia, dopo la cattura avvenuta sabato scorso a Tripoli di un presunto leader di Al Qaeda, Abu Anas al Libi, da parte delle Forze speciali americane.

Il raid, contestato dalla Libia ha determinato un nuovo stato di allerta per la sicurezza internazionale. In risposta a questa nuova minaccia – aggiunge il ministero della difesa italiana – è stato pertanto richiesto dall’autorità americana il rischieramento temporaneo di unità militari nella base siciliana di Sigonella.

“La cattura di Abu Anas Al-Libi da parte delle forze speciali americane in Libia rappresenta una violazione dei diritti umani fondamentali”, denuncia Amnesty International. L’organizzazione per i diritti umani dichiara di essere preoccupata per i metodi che il governo americano utilizza durante gli interrogatori, che includono isolamento prolungato e deprivazioni del sonno.

A sentire le dichiarazioni del segretario di Stato americano, John Kerry, gli Usa considerano il raid legale e quindi non sono chiamati a dare nessuna spiegazione. Dopo la pessima figuraccia incassata in Siria, dove la potenza militare americana era pronta all’ennesima aggressione contro uno Stato sovrano, per poi optare per un repentino dietrofront, lo “sceriffo” ha deciso di dimostrare di essere ancora capace di violare sovranità nazionali e diritti internazionali.

Nel giro di 24 ore i reparti speciali americani, i famigerati Navy Seals, oltre al raid compiuto a Tripoli hanno effettuato anche un attacco in Somalia, contro un presunto covo di miliziani al Shabab. Quindi, se in Medio Oriente si fanno le figuracce, nei vecchi “cortili” sul Mediterraneo si torna a fare la voce grossa.

Se molti analisti politici e militari considerano gli Stati Uniti una potenza in totale declino, sia in politica interna che estera, negli States c’è ancora chi pensa, o forse spera, che il mondo con i suoi equilibri non sia mai mutato. In realtà, sarebbe il caso di affidarsi per una volta al buonsenso e valutare prima di ogni altra cosa la drammatica situazione sociale ed economica in cui versano i nostri Paesi.

A quei pochi uomini che dai superattici di Manhattan hanno da sempre deciso le sorti di questo mondo, consigliamo di leggere meglio le dinamiche e i nuovi equilibri geopolitici sviluppatesi negli ultimi anni, cambiamenti che da qui a qualche anno potrebbero risultare determinanti e segnare l’inizio di una nuova era, malgrado loro.

di Giovanni Sorbello

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