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La galassia dei movimenti indipendentisti in Spagna

La Spagna è, tra gli stati europei, quello con una maggiore presenza di movimenti indipendenti. Ad oggi in Spagna le richieste di secessione sono richieste da Catalogna, Andalusia, isole Baleari e Canarie. Storicamente però, lo zoccolo duro con cui è confrontato Madrid è il movimento separatista dei Paesi Baschi meglio conosciuto come Eta, acronimo di Euskadi Ta Askatasuna (Patria Basco e Libertà), organizzazione attiva nelle zone pirenaiche del nord della Spagna e del sud-ovest della Francia.

Il nazionalismo basco affonda le sue radici nel tardo diciannovesimo secolo. Suo promotore e leader fu Sabino Arana, considerato il padre del movimento indipendente, che fondò il Partito Nazionalista Basco (Pnv) nel 1895.

Sottoposti a diversi domini, tra cui quello romano e quello spagnolo,  i baschi hanno conservato una forte specificità culturale e linguistica, resistendo ad ogni tipo di contaminazione. Il pilastro dell’identità basca è, non è un caso, la lingua, l’ euskera , unico idioma e non avere relazioni con la famiglia delle lingue indoeuropee e testimoniare inequivocabile dell’alterità di questo antico popolo.

Il movimento indipendentista dell’Eta, organizzazione politica sorta nel 1959 per mano di un gruppo di giovani in rotta con la linea tradizionale della nazionalità di Arana, ha fatto dell’identità culturale e linguistica la matrice della sua lotta, perseguendo un’idea di nazionalismo non canonico. In difesa di quella “diversità”, la decisione da parte di Euskadi di abbracciare la lotta armata. La lotta quarantennale per l’indipendenza della Repubblica basca ha la morte di circa 829 persone. Il gruppo ha annunciato un cessate il fuoco permanente nel 2011

Mentre altre regioni della Spagna arrangano sotto i colpi della crisi economica, il Paìs Basco rimane economicamente prospero, alimentando l’aiuto delle mai sopite richieste di indipendenza. Nelle elezioni dello scorso settembre, il Partito Nazionalista ha ottenuto la vittoria dei voti nella regione, veicolando la spinta popolare per l’indipendenza, che resta viva nonostante i decenni di oppressione.

Dinamiche simili, seppur prive di gruppi paramilitari armati a supporto dell’indipendenza, si riscontra in Catalogna. L’indipendentismo catalano ha anch’esso origini storiche lontane, risalenti all’annessione borbonica del regno aragonese. Tuttavia, fu solo nella seconda metà del XIX secolo che il nazionalismo si presenta sotto forma di “correnti di pensiero” Come per il Paìs Basco, anche la Catalogna rivendica l’indipendenza sulle basi linguistiche, culturali, territoriali ed economiche. La spinta indipendente in Catalogna si canalizza però su binari istituzionali.

Nel novembre 2014 si è svolto un referendum “informale”, i cui risultati non hanno un valore legale, in cui l’80% dei votanti è dichiarato favorevole all’indipendenza. Il parlamento regionale, in cui gli indipendenti sono stati aggiunti, lo scorso anno ha annunciato un’altra notifica, che avrà valore giuridico per gli organi regionali, ed i catalani saranno associati ancora una volta a scegliere tra l’autonomia e l’annessione allo Stato spagnolo.

Altri movimenti indipendentisti stanno nascendo nelle isole: Baleari e Canarie. Questi movimenti, di recente formazione, basano le loro rivendicazioni su motivazioni economiche e territoriali. Le isole in questione godono infatti di regimi fiscali privilegiati su cui si vuole piena libertà decisionale. Inoltre, essendo distaccati dalla penisola, guardano il loro “isolamento” come possibilità di indipendenza dallo stato centrale.

di Mafalda Insigne

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