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Gli attacchi della Cia: dai “martedì del terrore” al “Pearl Harbor Finanziario”

di Cristina Amoroso

Da quando il New York Times ha rivelato nel maggio del 2012 i dettagli dei “martedì del terrore” e della Kill List, la lista di nomi dei terroristi di al-Qaeda destinati a essere scovati e uccisi dai droni della Cia, sono venuti alla ribalta i “martedì del terrore”, incontri riservatissimi durante i quali i consiglieri sottopongono la lista dei presunti terroristi a Barak Obama, cui spetta l’ultima parola sui bersagli da abbattere, dopo concertazione video con il Pentagono e discussioni con i consiglieri nella Situation room.

Dalla sua elezione Obama, premio Nobel per la pace 2009, presidente contrario al conflitto in Iraq, ostile al concetto di guerra globale al terrorismo che invece tanto piaceva al suo predecessore, ogni martedì incontra John Brennan, capo dei consiglieri dell’antiterrorismo e capo della Cia dal 5 marzo 2013, voluto da Obama fin dal 2008 per aver ricoperto incarichi importanti sia con l’amministrazione democratica di Bill Clinton che con quella repubblicana di George W. Bush, come capo della sezione Cia in Arabia Saudita per tre anni, periodo molto importante per Brennan, perché ebbe modo di conoscere meglio lo Yemen, dove applicò la sua successiva strategia della guerra al “terrorismo internazionale”.

In molti non hanno ancora deciso se John Brennan sia un falco, una colomba, un convinto liberale o un misto di tutto questo. L’apparente ambiguità delle sue posizioni su alcune questioni chiave della politica estera americana, come la lotta al terrorismo e la legittimità dei metodi di tortura, ha fatto sì che dalla sua nomina a nuovo direttore della Cia si fosse aperto un ampio dibattito sulla sua persona. Secondo Brennan, per sconfiggere il terrorismo “devi attaccare le metastasi della malattia senza distruggere il tessuto circostante”, aveva detto a Barak Obama nel suo incontro iniziale. Per quanto riguarda i metodi di tortura il capo della Cia ha difeso i suoi metodi, pur ammettendo gli abusi di alcuni agenti che hanno usato dei metodi “ripugnanti” per condurre gli interrogatori su presunti terroristi.

Ma è il recente articolo di Wayne Madsen “Come la Cia ha lanciato gli attacchi ‘Peal Habour Finanziario’ sulla Russia e sul Venezuela” a gettare luce su John Brennan, a svelare il modus operandi della Cia e la responsabilità degli Usa nel recente crollo dei prezzi mondiali del petrolio, nonostante le dichiarazioni del senatore statunitense John McCain, che alla Cnn ha negato l’influenza degli Stati Uniti sulla riduzione del prezzo del petrolio, dovuto unicamente all’Arabia Saudita.

“La lunga consuetudine del regista Cia, John Brennan, con l’Arabia Saudita, a causa del tempo trascorso lì come il capo della stazione della Cia a Riyadh nel 1990 e la sua conoscenza delle operazioni petrolifere saudite, ha dato i suoi frutti”, scrive Madsen. Gli esperti del settore sostengono che gli agenti di Brennan all’interno della Saudi Aramco avrebbero convinto la gestione dell’impresa e il ministero del Petrolio saudita ad iniziare le operazioni di fracking, al fine di stimolare la produzione nei campi petroliferi più antichi dell’Arabia Saudita.

Madsen spiega come una volta avviato il pompaggio di acqua salata ad alta pressione non è possibile interromperlo per non perdere definitivamente i pozzi contaminati dall’acqua salata. Per cui nell’attuale situazione “pompa it or lose it” i sauditi sono costretti a pompare a un tasso che può richiedere fino a cinque anni prima di poter rallentare la velocità di produzione. Ci sarà quindi un eccesso di fornitura di petrolio per i prossimi 5 anni. L’eccesso sarà seguito da una riduzione della produzione di petrolio a meno che l’Arabia non apra nuovi campi petroliferi. L’operazione della Cia di fracking di campi del petrolio del Medio Oriente non si sono limitati all’Arabia Saudita. Fonti del settore Oil hanno rivelato che fracking simile ha causato maggiori problemi di produzione in Kuwait e in Iraq.

Il risultato del repentino calo dei prezzi del petrolio ha provocato gravi danni alle economie dei Paesi mirati dalla Cia: Russia, Venezuela e Iran. Brennan e i suoi agenti di guerra economica assolutamente favorevoli alla sovrapproduzione saudita per danneggiare le economie dei tre Paesi non sono rimasti delusi. La Cia capisce che un “cambio di regime” avrebbe portato al potere pro-Usa i governi di Russia, Venezuela e Iran. Già, dalla sua base in Svizzera, l’esule russo l’evasore fiscale miliardario Mikhail Khodorkovsky ha chiesto il rovesciamento violento del presidente Vladimir Putin e anche il suo assassinio. Nel frattempo, il Congresso degli Stati Uniti ha preso spunto dalla Cia ed  ha votato l’imposizione di sanzioni economiche devastanti sia per la Russia che per  il Venezuela. Il presidente Barack Obama ha approvato le sanzioni del Congresso. E’ attesa una legislazione simile del Congresso per aumentare le sanzioni contro l’Iran.

Se Madsen, dopo aver spiegato i danni provocati ai tre Paesi, conclude: “Brennan e il sabotaggio industriale della Cia dell’industria saudita continuerà ad avere effetti di vasta portata per l’economia mondiale. Esperti del settore Oil temono che la Cia abbia scatenato qualcosa che può dare un colpo devastante all’economia globale da cui sarà difficile recuperare”. Rouhani sul crollo del prezzo del petrolio ha affermato: “La ragione principale è la cospirazione politica da parte di alcuni Paesi contro l’interesse della regione e il mondo islamico ed è solo nell’interesse di alcuni altri paesi… L’Iran e la gente della regione non dimenticheranno tali cospirazioni”.

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