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Immigrazione: fallimentare il vertice della Ue, ma per Renzi è un trionfo

di Salvo Ardizzone

Giovedì s’è tenuta la riunione dei capi di Stato e di Governo della Ue, convocata in fretta e furia sotto la spinta dell’ecatombe nel Mediterraneo. Preceduta da un vertice ristretto fra Merkel, Hollande, Cameron e Renzi, la discussione s’è protratta per ore per concludersi com’era ovvio che finisse: un trionfo d’egoismo ammantato dalla consueta ipocrisia; un nulla in una cornice di chiacchiere inutili.

L’unica cosa che s’è deciso di fare, è stato triplicare i fondi destinati a Triton, Poseidon e Frontex, le operazioni navali che hanno per missione non il soccorso, ma il pattugliamento delle frontiere marine dell’Europa; l’hanno fatto perché dietro quel sonante triplicare c’era solo una manciata di milioni, neppure briciole dinanzi al bilancio della Ue.

Per il resto, dietro le consuete frasi diplomatiche, non s’è deciso nulla; anche sulle zone di competenza di Triton non c’è stato accordo. La stessa Merkel ha detto chiaramente che ci sono divergenze: gli Stati hanno offerto navi ed aerei da esibire ai media, ma per fare cosa? Cameron, che metterà a disposizione tre unità della Royal Navy, ha dichiarato che lo fa a patto che gli eventuali migranti salvati siano portati nei porti sicuri più vicini (leggi in Italia), e che una volta a bordo (che è territorio britannico) non possano chiedere asilo all’Inghilterra.

Di rivedere le assurde regole del Trattato di Dublino, secondo il quale i migranti restano a carico dello Stato in cui sono sbarcati (ancora una volta l’Italia), non se ne parla, e la proposta di ripartizione volontaria di quei disperati è caduta nel vuoto, con un’adesione poco più che simbolica e ancora tutta da definire (si parla di 5mila persone in tutto fra i 28 Paesi della Ue).

In compenso il Viminale è stato praticamente commissariato: team internazionali provvederanno alla supervisione dell’identificazione dei migranti all’arrivo in Italia, ufficialmente per dare una mano, nella realtà per l’applicazione rigida delle procedure previste appunto dal Trattato di Dublino. In molti casi, sia per l’emergenza degli arrivi di massa, sia per far si che quella gente potesse continuare il viaggio verso la loro destinazione in altri Stati, l’identificazione era talvolta sommaria.

Con le nuove misure, non solo s’ingolferanno ancor di più i porti di sbarco (che sono sempre gli stessi) con attese di giorni e settimane per completare le procedure, ma quella gente è destinata a rimaner in Italia contro la loro volontà, perché alle varie frontiere sarà respinta e rispedita nel nostro Paese.

Neppure è stata presa la decisione di distruggere i barconi degli scafisti dopo aver tratto in salvo i migranti; adesso, il più delle volte, vengono lasciati alla deriva e puntualmente recuperati dai trafficanti per un nuovo viaggio. L’Italia, se vorrà, sarà costretta a fare da sé con i consueti bizantinismi, sollecitando, ma solo a bassa voce, i comandanti delle unità ad affondarli, salvo scaricare su di loro le responsabilità che qualcuno volesse sollevare.

S’è fatto un gran parlare d’operazioni in Libia, ma anche questo in una babele di posizioni, così s’è deciso di scaricare la patata bollente alla Mogherini, affidandole un mandato “esplorativo”; vale a dire che è stata mandata avanti senza alcuna copertura, liberi tutti di sconfessarla se dovesse concludere qualcosa.

Il nodo principale a cui s’attaccano i più per non far nulla e che occorre il beneplacito delle autorità libiche per un intervento, scordando che la situazione è fuori controllo proprio perché laggiù di autorità non ce ne sono, e i due cosiddetti Governi che se l’arrogano prendono ordini dalle milizie che dalla tratta dei migranti fanno un business, e hanno già minacciato ritorsioni in caso d’attacchi.

Si dovrà ricorrere a un pronunciamento del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, e quand’anche tutto dovesse filar liscio (e non è detto), con la sola Europa a far pressioni e pure discordanti, figuratevi che Risoluzione inconcludente ne verrà fuori. Inoltre si dovranno contattare i Paesi confinanti, leggi in primis Tunisia ed Egitto, col Cairo che di appetiti sulla Libia ne ha a iosa; e poi i Paesi del Sahel, attraverso cui quei disperati passano, vale a dire ectoplasmi, Stati che nella maggior parte son tali solo sulla carta. Insomma, un ginepraio inestricabile in cui è stata buttata la Mogherini, per accollarle il probabile fallimento dell’iniziativa europea.

In tutto questo, il nostro Premier ha avuto la faccia di dichiarare testualmente che “è stato fatto un gigantesco passo avanti, non solo per l’Italia ma per l’Europa”. C’è solo da vergognarsi d’essere cittadini di questa Europa e di quest’Italia; c’è solo d’arrossire d’essere rappresentati da un simile Premier.

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