America

Il nuovo Paraguay è nato già vecchio

di Fabrizio Di Ernesto

Da pochi giorni Horacio Cartes, un ricchissimo uomo d’affari privo di esperienza politica, è il nuovo presidente del Paraguay, esponente dello storico Partito Colorado ha vinto con poco meno del 46% dei voti, un dieci percento in più rispetto al principale rivale Efrain Alegre, rappresentante del Partito Liberale che aveva vinto le precedenti elezioni con Fernando Lugo, rimosso la scorsa estate da un golpe bianco poiché, da ex prete, aveva avuto due figli naturali quando ancora indossava la tonaca.

I conservatori, che per 60 anni hanno retto il Paese, tornano quindi al potere dopo una brevissima pausa come anticipato praticamente da tutti i sondaggi pre-elettorali.

Queste erano le prime elezioni dall’impeachment parlamentare di Lugo, approvato con 39 voti a favore e solo 4 contro, che fu sostituito dal suo vice, Federico Franco, del Partito Liberale, la cui legittimità non è mai stata riconosciuta dalla maggior parte dei governi latinoamericani, che hanno anche sospeso il Paraguay come membro del Mercosur.

Il nuovo primo mandatario del paese indio-latino appartiene alla ristrettissima élite paraguayana ed è entrato a far parte del Partito Colorado soltanto nel 2009. Tra le sue svariate proprietà spiccano banche, fondi di investimento, aziende agricole, piantagioni di tabacco e una delle più importanti squadre di calcio locali.
Cartes ora dovrà fare i conti con l’ingombrante confronto con il suo predecessore che pur tra mille difficoltà ha saputo garantire al suo Paese uno sviluppo esponenziale, solo per citare alcuni numeri basti considerare che nel 2010, ovvero in piena crisi economica, mentre l’economia della Regione era cresciuta del 6% quella di Asuncion aveva sfiorato il 10, grazie all’incremento nella produzione di soia e della carne che avevano iniziato ad invadere l’immenso mercato cinese.

L’ex presidente era inoltre stato capace di attrarre investitori stranieri che avevano dato un grande impulso all’industria energetica.

Nonostante ciò erano rimasti irrisolti gli atavici problemi del paese ovvero la necessità di riforme sociali e di una valida riforma agricola visto che l’1% della popolazione controlla il 77% delle terre coltivabili.
Il sub continente indio-latino ha accolto con favore l’elezione di Cartes che ha ricevuto i complimenti, tra gli altri, dei presidenti di Argentina, Brasile, Uruguay e Venezuela. Da Buenos Aires, in particolare, Cristina Kirchner ha espresso al neo-presidente paraguayano la speranza di vedere riammesso il suo paese nel Mercosur. Lo stesso Cartes, da parte sua, ha già fatto sapere di essere entrato in contatto con i vertici del Mercosur per ottenere la riammissione del Paraguay prima del suo insediamento ufficiale, previsto per il prossimo 15 agosto.

Il Paraguay, non solo geograficamente ma anche politicamente ed economicamente, è uno dei paesi minori della regione e a conti fatti non può vantare nessun peso politico rilevante all’interno delle vari organizzazioni ragionali dove svolge un ruolo sostanzialmente ininfluente, anche se rimane comunque un vero e proprio avamposto statunitense, lo stesso Lugo aveva realizzato un vero e proprio miracolo economico puntando su un liberismo sfrenato.

Sul nuovo presidente poi pendono come un macigno pesanti sospetti di essere un vero e proprio narcotrafficante, alcuni dispacci pubblicati da WikiLeaks, la Dea, agenzia americana che contrasta il traffico di droga, lo identifica come il vertice di un’organizzazione dedita al riciclaggio di denaro proveniente dal narcotraffico e strettamente legata ai narcotrafficanti brasiliani. Nel 2000, inoltre, la polizia paraguayana sequestrò un aereo con un carico di cocaina e marijuana che era atterrato su una delle sue proprietà. Già nel 1989, invece, Cartes era finito in carcere per quasi un anno con l’accusa, successivamente caduta, di riciclaggio.
Nel 2004, infine, era stato il governo brasiliano ad accusarlo di essere a capo di un’organizzazione dedita al contrabbando di sigarette, mentre la sua ascesa politica sarebbe dovuta al sostegno del senatore del Partito Colorado, Juan Carlos Galaverna, coinvolto secondo le polizie e i servizi di intelligence stranieri nelle attività delle reti del narcotraffico attive in Paraguay.

Insomma il nuovo Paraguay sembra essere un film già tristemente visto nella regione.

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