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A Gaza i bambini continuano a morire per il freddo, ma per loro nessuna marcia e nessun “Je suis…”

di Manuela Comito

Sale a tre il bilancio dei bambini palestinesi uccisi dalla tempesta Huda che nei giorni scorsi ha colpito violentemente la Striscia di Gaza. Tre bambini e un giovane pescatore sono morti a causa del brusco calo della temperatura e delle inondazioni sull’enclave costiera. La notizia è stata data da Ashraf al-Qidra, portavoce del Ministero della Salute di Gaza. Adil Maher al-Lahham, di appena 1 mese, è morto nella sua abitazione a Khan Younis; Salma Zeidan al-Masri, 2 mesi, è morta nel rifugio Rashad al-Shawwa a Beit Hanoun; Rahaf Abu Assi, di due mesi, è morto a Rafah a causa del freddo; infine, Ahmad Sufian al-Lahham, pescatore di 22 anni è morto mentre lavorava lungo la costa occidentale di Khan Younis, nel sud della Striscia, secondo quanto ha dichiarato Nizar Ayyash, capo del sindacato dei pescatori di Gaza.

Nei quattro giorni in cui la tempesta Huda si è abbattuta sull’enclave costiera, decine di famiglie hanno dovuto abbandonare le loro case e i rifugi a causa delle inondazioni segnalate nella zona sud della Striscia di Gaza, già duramente colpita durante l’ultima offensiva israeliana di quest’estate e dove le famiglie vivono in ripari di fortuna, tra le macerie di quelle che prima erano le loro case. A una situazione già tanto drammatica vanno aggiunte le conseguenze dell’assedio del regime di Tel Aviv contro la popolazione inerme della Striscia, assedio che impedisce l’entrata dei materiali per la ricostruzione e dei beni di prima necessità e, tra questi, il carburante per la centrale elettrica, che si ritrova così a poter erogare energia solo per circa 6-8 ore al giorno.

In un comunicato del 10 gennaio dell’agenzia di stampa palestinese Wafa si legge: “Centinaia di famiglie palestinesi sono state costrette ad evacuare dalle loro abitazioni che si trovano in zone a rischio di inondazione della Striscia di Gaza, a causa delle piogge torrenziali. La squadra della protezione civile di Gaza ha soccorso le famiglie con le barche, dopo che le piogge hanno spazzato via anche i ripari provvisori in cui si trovavano a Khuza’a ad est di Khan Younis e nel quartiere di al-Zeitoun a sud di Gaza”. Il 5 gennaio le autorità di Gaza hanno lanciato un appello affinché si avvii la ricostruzione, grazie anche ai 5,4 miliardi di dollari di aiuti internazionali raccolti nel mese di ottobre nella conferenza tenutasi a Il Cairo. Ma l’inizio dei lavori continua a sembrare una meta irraggiungibile, visto che il regime israeliano ostacola la ricostruzione impedendo l’ingresso dei materiali necessari.

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