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Gaza e la deriva dell’Occidente

Gaza – Quello che è successo al Tribunale dell’Aja, dove il Sud Africa si è fatto portavoce delle istanze palestinesi e non solo, è significativo della deriva che ha preso l’Occidente, patria della diplomazia sempre più muta e sgangherata.

Sud Africa, la mano tesa a Gaza

Il “J’accuse” è durato due ore. Queste ore sono entrate nella storia anche se, nei fatti, niente cambierà visto che Israele da oltre settant’anni fa quello che vuole. Mentre l’Occidente volta le spalle alle atrocità israeliane, il sud del mondo si è stancato delle nefandezze che provengono da quel “giardino del mondo”, sempre meno giardino e sempre più foresta mefitica. Israele è stato messo definitivamente a nudo. Dopo l’Aja non esistono più scuse del “non sapevamo”, adesso ci sono le carte a parlare.

Questa è la frase pronunciata dal Priymvada Gopal, una studiosa di Cambridge, frase nata al commento sull’arringa Sudafricana contro le azioni di Israele nei confronti di Gaza. “Indipendentemente dalle scelte dei giudici e a cosa si piegheranno”.

All’Aja si gioca una partita dalle profondità ancestrali, dove convergono vari attori come l’avvocata irlandese Blinne Nì Ghràlaigh che rappresenta il Sud Africa, mentre a difendere Israele è un avvocato britannico, Malcolm Shaw KC. Laureata a Cambridge, Blinne Nì Ghràlaigh aveva già rappresentato la Croazia contro la Serbia, difeso le vittime del Bloody Sunday nord-ilralndese, ha definito Gaza come “il primo genocidio nella storia in cui le vittime trasmettono la loro stessa distruzione nella speranza che il mondo senta e non si volti dall’altra parte”. Shawn, in passato ha difeso la Serbia, gli Emirati Arabi e il Camerun, come linea di difesa si è limitato a dire che il Sud Africa distorce i fatti.

“Sud Africa amico dei terroristi”

Questa la narrazione portata avanti dal ministro della Difesa sionista. Quello che nei fatti ha compiuto Pretoria è qualcosa che va oltre la semplice e stantia narrazione colonialista-sionista. Nel sollevare dinnanzi la corte una disputa sull’applicazione della Convenzione per la prevenzione e la repressione del genocidio, ha messo il regime sionista davanti ad un dato di fatto: Israele è firmatario e convinto sostenitore della proibizione assoluta di commettere tale crimine.

Tutto ruota intorno alla plausibilità del caso in questione, quello che si metterà in luce è se vi saranno ingiunzioni di limitazioni all’azione di Israele. Nella realtà, però, c’è poco da aspettarsi perché pare difficile che Usa, Gran Bretagna, Cina e Russia vogliano aprire il vaso di pandora sul genocidio. La realtà è ostinata perché i fatti sono sotto gli occhi di tutti. Il regime sionista ha fatto esplodere l’intero sistema umanitario di Gaza impedendo gli aiuti, che arrivano con il contagocce, e ammazzando medici e personale Onu. Bombardando ospedali che, stando alla narrazione sionista, nascondevano tunnel pieni di terroristi. Nella realtà? Il nulla.

di Sebastiano Lo Monaco

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