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La grandissima Trinità, ultima arma del sionismo imperiale

di Cristina Amoroso

Nella patria dell’Umanesimo e del Rinascimento ci chiediamo che cosa ci è rimasto per poter ripensare ciò che è accaduto e ciò che non è stato combattuto e prendere in considerazione ciò che può accadere, e cosa combattere.

I fatti sono veri e le proposte provenienti dal futuro sono già qui. Si intravede il futuro che ci permette di esplorare che cosa fare e come. In primo luogo ci porta a guardare il tempo in cui viviamo al seguito del complesso politico-militare-mediatico-econimico degli Stati Uniti d’America.

Subito ci rendiamo conto che in questo momento gli Stati Uniti stanno allargando sempre di più l’offensiva nel progetto di globalizzazione neoliberale. I suoi trionfi sono innegabili nell’Unione europea, dove gli Usa comandano già la Nato e con la logica di “efficienza” fra i capi di Stato promuovono attività di pace e di guerra, e impongono sempre più politiche neoliberiste di “accumulazione per esproprio” o saccheggi.

Sempre più soggetti o obbedienti, i Paesi dominanti dell’Unione europea non solo si inchinano alla sua crescente forza finanziaria, militare, politica e mediatica, ma distruggono il progetto di un’Europa unita con la pressione su Italia e Spagna e con il maltrattamento crudele della Grecia

La politica della globalizzazione continua e gioca con l’individualismo per poter raccogliere i frutti. “Individualismo”, clientelismo, particolarismo, settarismo sono armi da taglio in grado di distruggere molte lotte di liberazione e quelle della classe operaia e dei popoli diseredati e oppressi o la lotta più ampia dei popoli per la loro sovranità.

Altra arma della globalizzazione neoliberista è la corruzione. Si evidenziano collusione, cooptazione, mercato nero mentre la pubblicità seducente sveglia sogni delusi soprattutto tra i giovani.

Oltre l’individualismo e la corruzione un’altra arma gioca a favore del neoliberismo globale: la privatizzazione, i cui promotori e protettori progettano con i governi piani di privatizzazione, per aumentare ulteriormente il loro profitto.  Essi vogliono massimizzare l’organizzazione globale e un progetto già molto avanzato: siano le società responsabili per tutta la produzione, distribuzione, commercio, servizi e consumi in tutto il mondo.

Il gioco è sporco e dura da 70 anni. E’ iniziato con l’idea dello sviluppo a imitazione dell’Occidente, ma senza raggiungerlo, per tutti gli stati, compreso il diluvio di Stati costituitisi con la decolonizzazione.

La formula per grossi profitti è semplice: fornire credito a un Paese abbastanza povero da non essere in grado di rimborsarlo alla svelta, ma non così povero da non poter continuare a pagarne gli interessi per anni. Per valerne la pena il progetto dev’essere ad alta intensità di capitale, come (aero)porti e strade di grande comunicazione per gli (aero)porti a beneficio dell’import-export, assemblare auto – qualcosa per i ricchi.

Idealmente, il Paese richiede altro credito a servizio del primo, e si offre allora un secondo, un terzo prestito a interesse più alto. Finché il debito non è più sostenibile; il Paese debitore viene allora spremuto a fondo. Poi giunge il tempo per un alleviamento del debito, purché il profitto realizzato investendo nel debito sia maggiore del debito condonato.

La Germania ha realizzato 100 miliardi di euro sulla crisi greca a partire dal 2010 – che ammonta al 3% del Pil – sulla differenza fra gli interessi pagati alle banche tedesche e quello che esse hanno pagato; dalle banche tedesche alla Bce 1%, alle banche tedesche dai debitori, diciamo, il 6%, riferisce uno studio dell’Agence France Presse.

Ma non basta. L’élite industriale-finanziaria che ha dato vita all’Organizzazione Mondiale del Commercio, ora ha fretta di snaturarla per dare vita al nuovo miracolo di quella che qualcuno chiama “la grandissima Trinità” del sionismo imperiale, la nuova arma: i trattati delle tre T: Tpp, Ttip e Tisa.

Il Trans-Pacific Partnership (Tpp); il partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (Ttip); Accordo sugli scambi di servizi (Tisa).

Nulla sembra fermare gli Usa nel suo desiderio schizofrenico di ripristinare la loro egemonia perduta. I Trattati della “Trinità” cercano di frenare la possibilità di un nuovo ordine mondiale multipolare. Ciò implica accerchiare la Russia, distruggere l’Iran, isolare la Cina, per colpire i Brics e la Shanghai Cooperation.

In America Latina, l’obiettivo è quello di far cessare il progresso rivoluzionario dei popoli e dei governi di Alba. Per questo, gli Stati Uniti hanno gestito l’alleanza con il nemico (Cuba) per sconfiggere gli altri nemici: Venezuela, Bolivia, Ecuador, Nicaragua. Tra gli altri, anche l’Argentina, El Salvador, il Brasile, in modo da annullare la forza di Petrocaribe, Mercosur e Celac.

I “Trattati” della “Trinità” sono finalizzate a produrre il nuovo ordine mondiale neoliberista annunciato da David Rockefeller, creatore del Bilderberg Club, dove l’élite del “potere privato” decide il destino del mondo; la Trilaterale atta a favorire la cooperazione economica e militare tra gli Stati Uniti, Giappone ed Europa; il Club di Roma, promotore dell’istituzione del  neomalthusianesimo nel mondo. Mentore dei servizi di intelligence del sionismo internazionale (Usa Cia e Interpol, M16 inglese, Mossad israeliano), tra gli altri “contributi” all’ordine del mondo del “potere privato”.

I nostri governanti servitori degli “accordi” che coinvolgono Ttip (così come Ttp e Tisa) e mass media ci convinceranno che gli investimenti esteri sono una fonte di lavoro e di reddito, insistendo  su questo mito, per nascondere la verità: licenziamenti di massa, lavori precari, chiusura di aziende “non competitive”, perdita di tutti i traguardi raggiunti in anni di lotta sui diritti del lavoro e libertà di associazione, fuga di cervelli verso gli Usa, restrizioni sulle esportazioni europee.

Certo il Ttip ha generato nei Paesi europei una forte ondata di indignazione e proteste, ma chi chiedeva e chiede la cessazione di insediamento dei Trattati appartiene alla realtà della vita quotidiana: lavoratori, disoccupati, studenti, giovani professionisti e non professionisti, donne e chiunque non appartenga alle burocrazie d’oro dei loro Stati, alle Ong vende-patria, o a quella piccola percentuale di tecnocrati che prospera sulla ricchezza delle élite del potere economico e finanziario.

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