Medio Oriente

Iran: venti servizi di intelligence stranieri hanno svolto un ruolo attivo nelle “rivolte”

Il Comandante dell’Organizzazione di intelligence del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Irgc) ha rivelato che ben venti servizi di intelligence stranieri hanno svolto un ruolo attivo nelle recenti “rivolte” in Iran. Nelle osservazioni pubblicate lunedì, il generale di brigata Mohammad Kazemi ha rivelato dettagli sul coinvolgimento dei servizi di intelligence di quasi venti Paesi nelle violente “rivolte” che hanno travolto l’Iran lo scorso autunno.

“Tra i Paesi che sono stati attivi in ​​Iran ci sono Stati Uniti, Regno Unito, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Francia, Germania, Canada, Belgio, Austria, Albania, Australia, Islanda, Italia, Kosovo, Norvegia, Bahrein, Nuova Zelanda e Israele”, ha dichiarato il generale iraniano. 

Di seguito i punti salienti dell’intervista pubblicata su Khamenei.ir:

– Movimenti di diplomatici francesi a Teheran per raccogliere informazioni sul campo sui disordini e sullo stato dell’apparato di sicurezza e delle forze dell’ordine dell’Iran e scambiare le informazioni con un funzionario dell’intelligence dell’ambasciata di un Paese europeo.

– Tentativi da parte di Israele di creare un fondo per sostenere i “rivoltosi” attraverso l’iniziativa e il finanziamento degli Stati Uniti e di altri Paesi.

– Un incontro degli ambasciatori di 28 Paesi europei presso la sede di un’ambasciata europea per discutere la possibilità di chiudere le ambasciate europee, con particolare attenzione alla Germania.

– L’utilizzo di cittadini extraeuropei (afghani, pakistani, iracheni) e la presenza di cittadini europei per raccogliere informazioni sui disordini, che hanno portato all’arresto di 40 persone di un paese vicino, un cittadino franco-irlandese a Khorasan Razavi provincia e un cittadino tedesco nella provincia di Ardabil.

– Intensificazione delle attività e supporto da parte della Central Intelligence Agency (Cia) degli Stati Uniti nella creazione delle necessarie piattaforme cibernetiche per la diffusione di notizie sui disordini, compresi gli sforzi per inviare attrezzature tecniche, strumenti di fuga e la revoca delle sanzioni sui dispositivi di comunicazione mobile.

– Una richiesta da parte della Cia di istituire una squadra congiunta con il Mossad israeliano e l’MI6 britannico per riattivare il progetto di assassinare scienziati iraniani, specialmente nei settori nucleare, spaziale e militare.

– Riunioni periodiche congiunte dei servizi di intelligence degli Emirati Arabi Uniti e del regime sionista in un Paese arabo per sostenere le “rivolte” in Iran.

Le violenze sono seguite alla morte della donna iraniana, Mahsa Amini, deceduta in ospedale il 16 settembre dello scorso anno, giorni dopo un malore avuto in una stazione di polizia a Teheran. L’Organizzazione iraniana di medicina legale ha pubblicato un rapporto, affermando che la morte di Amini è stata causata da una precedente malattia piuttosto che da presunti colpi alla testa.

Le proteste sono state inizialmente pacifiche, ma presto sono diventate violente. Guidati dai servizi di intelligence stranieri e dai loro media ostili, i “rivoltosi” hanno iniziato ad attaccare le forze di sicurezza e a compiere atti di vandalismo contro la proprietà pubblica in diverse città.

di Redazione

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