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Isis: finte esecuzioni per una calma decapitazione

La notizia della scorsa settimana del ritrovamento di 100 cadaveri decapitati, effettuato dalle forze governative irachene in una fossa comune nella città di Hammam Alil, ha rinnovato l’orrore Isis che l’Occidente aveva imparato a conoscere nel 2014 dai video delle decapitazioni dei vari David Haines, Alan Henning, James Foley, Steven Sotloff, Peter Kassig, Hervé Gourdel, Haruna Yukawa, prima che la scia di sangue lasciata dalle esecuzioni della sentenza di Dio si allargasse all’Egitto e alla Libia.

https://www.youtube.com/watch?v=5QkjGN17x5c

Nei suoi video, l’organizzazione terroristica ha decapitato civili e soldati; i rapporti hanno indicato che durante il primo anno dopo l’annuncio del suo cosiddetto Califfato in Siria e in Iraq, l’Isis ha ucciso più di tremila persone accusate di collaborare con l’estero. Gli osservatori dicono che l’organizzazione utilizza la decapitazione per diffondere il terrore tra i residenti della Siria, l’Iraq e la Libia allo scopo di costringerli a promettergli fedeltà.

Vale la pena ricordare che la decapitazione è stata praticata da Abu Musab al-Zarqawi quando ha ucciso l’ostaggio americano Eugene Armstrong in Iraq nel 2004.

La tranquillità e la passività delle vittime è stata una caratteristica di massima in tutti i video di decapitazione; alcuni psichiatri hanno dichiarato che l’Isis utilizza una sorta di “privazione sensuale”, con le sue vittime per un po’, durante la quale i detenuti devono essere isolati da tutti gli stimolatori sensuali, soprattutto l’udito e la vista, che li portano ad una resa totale e ad affrontare la morte senza opporre resistenza; esperti hanno inoltre suggerito che l’organizzazione utilizza farmaci per calmare le sue vittime.

Per il Dr. Abdul Halim Mansour, professore di giurisprudenza, la notevole calma che appare sulle vittime prima della loro esecuzione può dipendere da gravi percosse e torture che hanno ricevuto dai terroristi, tanto da preferire la morte ad una vita di torture. Egli ha anche respinto l’ipotesi avanzata da alcuni, secondo cui alcune vittime sperano di essere perdonati e liberati.

In realtà l’Isis ha ingannato le sue vittime che apparivano calme durante la lettura delle dichiarazioni alla fotocamera, perché non erano consapevoli che stavano per essere uccise. Questa potrebbe essere la spiegazione fornita da un ex membro del gruppo terrorista.

Costui, un ex traduttore, “Saleh”, ha dichiarato in un’intervista del 2014 di essere stato impiegato dal gruppo terrorista per convincere gli ostaggi stranieri che erano al sicuro, prima che venissero uccisi da Mohammed Emwazi, il 26enne radicale conosciuto come “Jihadista John”. Ecco perché ostaggi come il giornalista americano James Foley e l’operatore umanitario britannico Alan Henning sono apparsi calmi e senza paura quando leggono i messaggi alla fotocamera prima di essere uccisi.

Inoltre gli ostaggi stranieri catturati venivano sottoposti a numerose decapitazioni finte, come ha confermato Saleh, e che Emwazi gli ordinava di rassicurare i prigionieri dicendogli loro “nessun problema, servono solo per il video, vogliamo che il loro governo smetta di attaccare la Siria. Non abbiamo alcun problema con loro; vi sono solo i nostri visitatori.”

E Saleh li rassicurava. L’Isis poteva così comunicare alla civiltà occidentale che i loro ostaggi erano completamente sottomessi a loro, come i loro rispettivi governi. La depravata arma del terrore psicologico usata dall’Isis, che non esita ad impiegare neppure quando si tratta di ingannare i suoi ostaggi, fino alla fine, fino all’ultimo istante della loro esistenza.

di Cristina Amoroso

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