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Usa. Crimini e torture “legalizzate” nel lager di Guantanamo

di Giovanni Sorbello

Nel silenzio assordante e vergognoso della comunità internazionale, continua lo sciopero della fame da parte di 130 detenuti nella prigione militare americana di Guantanamo Bay.

Lo sciopero della fame ha avuto inizio nel mese di febbraio per protestare contro i maltrattamenti persistenti da parte delle guardie carcerarie, che hanno privato i detenuti anche dei loro effetti personali comprese le copie del sacro Corano. 

Alcuni dei prigionieri sono in sciopero della fame  per protestare contro la loro prigionia a tempo indeterminato da parte dell’esercito degli Stati Uniti, senza possibilità di difendersi o di essere rappresentati legalmente in un tribunale. Le autorità carcerarie, tuttavia, hanno ufficialmente ammesso che solo poche decine di detenuti sono in sciopero della fame, dopo aver tentato inizialmente di ignorare la drastica protesta intrapresa dai detenuti.

L’esercito americano è stato costretto ad ammettere che almeno 30 degli scioperanti vengono alimentati forzatamente, con una procedura estremamente dolorosa. Infatti, durante la procedura di alimentazione forzata i detenuti vengono ammanettati e legati ad una sedia, e poi gli vengono iniettati i liquidi nutrienti attraverso un lungo tubo inserito nel loro naso per poi giungere fino allo stomaco.

L’aspetto increscioso è che questa pratica viene condannata dalle Nazioni Unite perchè considerata una tortura, ma la decisione finale per quanto riguarda l’applicazione di questa agghiacciante pratica viene lasciata al comandante di Guantanamo. Benvenuti nel “democratico” Occidente.

 

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