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Giappone: vittoria schiacciante di Shinzo Abe malgrado un forte astensionismo

di Salvo Ardizzone

Shinzo Abe ha stravinto le elezioni in Giappone e, secondo tutti gli exit poll, s’avvia a controllare i due terzi della camera bassa.

Abe aveva indetto queste consultazioni anticipate all’indomani dell’annuncio che il Paese era ricaduto nella recessione, dopo i segnali di risveglio conseguenti alle politiche fortemente espansive che aveva messe in atto (la cosiddetta Abenomics). Il Premier, dinanzi alla stagnazione che affligge il Giappone ormai da vent’anni, e che ha portato il debito pubblico a cifre colossali, ha rifiutato ricette economiche recessive scegliendo di pompare nell’economia ingenti capitali per stimolarla.

Dopo un sostanziale risveglio, però, a seguito dell’aumento dell’Iva, i consumi sono di nuovo scesi bloccando la ripresa; di qui la decisione di rimettersi agli elettori, che lo hanno premiato anche per mancanza di valide alternative.

Il problema dell’economia giapponese è assai più complesso, e risiede in gran parte nella rigidità di molte delle sue strutture, oltre che nella difficoltà che il Paese, a tutt’oggi la terza economia mondiale, ha nel proiettarsi nel mondo.

In realtà, con queste elezioni, Abe ha voluto una conferma alle sue ricette economiche, ma anche, e forse soprattutto, un ulteriore mandato a procedere alla revisione della costituzione. Nella sua attuale formulazione, a suo tempo dettata alla lettera dagli occupanti Usa, sotto la scusa del pacifismo condanna il Giappone ad essere un pigmeo sulla scena mondiale. Il Premier, forte d’un riconquistato controllo dei due terzi della camera bassa, intende riformarla per poter dare al Paese un peso politico internazionale pari alla sua dimensione economica.

Tale prospettiva cozza ovviamente con i programmi espansionistici della Cina, e stimola l’interesse di molti altri Paesi dell’area, che vedono in Tokio un possibile potente alleato locale contro le mire egemoniche di Pechino.

Tuttavia, l’indiscusso successo registrato alle elezioni da Abe, mostra un vistoso punto debole nella bassa affluenza alle urne: il 52% è per il Giappone un record negativo, indice di una disaffezione o sfiducia verso le politiche complessive del governo.

Sia come sia, è il mondo intero ad aver più che mai bisogno che la sua terza economia torni a “tirare” e, soprattutto, che il Giappone possa svolgere un prezioso ruolo politico, quantomeno di contrappeso allo straripante imperialismo cinese.   

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