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Migranti, tragedie senza fine nel Canale di Sicilia

Ancora altri morti, ancora e ancora. Una strage infinita di migranti, gli ultimi, gli invisibili. Sorge il dubbio che questo avverbio tormenterà le coscienze di molti di noi a lungo. A nove anni dalla strage consumata a Lampedusa c’è ancora chi soffia sul vento dei migranti come problema. Dal 2013 ad oggi sono scomparse 25mila persone, 20mila sulla rotta del Mediterraneo centrale, 1400 solo da gennaio ad oggi.

Una marcia è stata organizzata ieri per per non dimenticare i 368 morti accertati e i circa 20 dispersi nel naufragio del 3 ottobre del 2013. A distanza di nove anni si continua a morire nel Mediterraneo centrale ed orientale, lungo la rotta atlantica e balcanica, nel canale della Manica e lungo i confini tra Polonia e Bielorussia.

E ancora la politica arranca, tentenna, in taluni casi sbraita senza un briciolo di progettualità che tenga conto del disastro umanitario in atto. La speranza che Papa Francesco ribadisca – alzando la voce – il valore assoluto di ogni singola persona, si accompagna al desiderio di un risveglio delle coscienze di quei politici che a Bruxelles decidono le sorti di centinaia di migliaia di esseri umani.

Ci si chiede accorati: “Ma se Gesù camminò sulle acque, oggi camminerebbe sui cadaveri?”. È una domanda che cattolici e laici dovrebbero porsi ogni qualvolta incontrano lo sguardo smarrito dei profughi sopravvissuti.

di Redazione

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