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Quanto vale la vita di un bambino palestinese?

di Manuela Comito

Un adolescente palestinese è stato ucciso ieri a sangue freddo da un cecchino israeliano, presso l’ingresso meridionale del campo profughi di Jalazoun, a nord di Ramallah. Wajih Wajdi Al-Ramahi, 14 anni, è stato freddato con proiettili che lo hanno colpito alla schiena, di fronte alla sua scuola. Immediati, quanto inutili i soccorsi. Il ragazzo è stato trasportato d’urgenza in ospedale e trasferito in terapia intensiva dove è deceduto poco dopo l’aggressione subita.

Testimoni oculari hanno riferito all’agenzia Ma’an che al momento dell’uccisione dell’adolescente non erano in corso scontri con l’esercito israeliano, tali da legittimare una qualsiasi reazione da parte dell’occupante. Il padre del ragazzo ucciso ha accusato i soldati che, per puro sadico divertimento, considerano i giovani palestinesi come bersagli mobili da colpire e ha dichiarato che il figlio è stato assassinato a sangue freddo in pieno giorno.

Al-Ramahi è stato infatti colpito da un cecchino israeliano da una torre di guardia in Bet El con una pallottola alla schiena, mentre stava camminando vicino alla scuola del campo. Tutti i negozi di Ramallah hanno abbassato le saracinesche e chiuso in segno di lutto dopo che si è diffusa la notizia della morte del ragazzo e, successivamente, ci sono stati violenti scontri tra le forze di occupazione e alcuni giovani palestinesi.

Sono più di 30 i civili palestinesi che sono stati uccisi dell’inizio dell’anno dalle forze di occupazione israeliane. Un rapporto di Amnesty International sulle violazioni dei diritti umani da parte degli israeliani contro i civili palestinesi nei Territori Occupati, evidenzia in modo sconcertante l’impunità e la mancanza di responsabilità dei soldati israeliani nel commettere quotidianamente crimini contro la popolazione palestinese inerme. In particolare, si evidenzia che “ Le autorità non indagano in modo indipendente sulle uccisioni di civili palestinesi da parte dei soldati israeliani in Cisgiordania e a Gaza e non puniscono i responsabili”.

La Cisgiordania è sotto occupazione militare israeliana dal 1967. Secondo quanto riporta Press Tv, vi si trovano centinaia di posti di blocco che rendono la vita difficile per i palestinesi. Come se non bastasse, in Cisgiordania, l’esercito israeliano attua incursioni regolarmente anche nelle case private palestinesi e quotidianamente arresta attivisti e civili, senza alcun valido motivo, se non una presunta difesa contro il terrorismo, che finora è servita da alibi e giustificazione agli occhi della Comunità Internazionale.

Il sangue innocente di questa giovane vita spezzata apre uno squarcio nel velo di omertà che copre i crimini dell’ “unica democrazia del Medio Oriente”, come spesso è stata definita Israele da chi ignora volutamente la tragedia che si consuma sotto i nostri occhi ogni giorno.

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