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Sudan, un Paese stanco di guerre e massacri che attende solo la pace

di Salvo Ardizzone

Il presidente sudanese Omar al-Bashir ha dichiarato a Khartoum che i conflitti che da anni lacerano il Paese, insanguinando le regioni del Darfur, del Sud Kordofan e del Nilo Blu, si concluderanno entro il 2016. Confermando le affermazioni fatte in occasioni precedenti da alti funzionari, ha detto che l’insurrezione nel Darfur è finita e i resti degli insorti hanno trovato rifugio in Libia e nel Sud Sudan.

Dal 2003 la regione è stata teatro di una sanguinosa guerra civile che ha opposto formazioni di ribelli all’Esercito sudanese e alle bande dei Janjawid, i “diavoli a cavallo”, milizie che hanno meritato in pieno il loro nome con massacri, stupri di massa, incendi di villaggi e violenze d’ogni tipo. Sono stati anni di una repressione durissima che, secondo stime dell’Onu, ha causato oltre 300mila morti e svuotato un Paese, facendone un cimitero costellato da miserabili campi profughi.

Per questi orrori al-Bashir è stato incriminato dalla Corte Penale Internazionale dell’Aja e colpito da un mandato di cattura che si è rivelato una farsa, per la strenua resistenza dell’Unione Africana che ha visto nel procedimento un pericoloso precedente per i tanti spietati dittatori a capo di molti degli Stati che la compongono.

Anche le rivolte scoppiate nel 2011 nelle regioni del Kordofan e del Nilo Blu si stanno spegnendo a seguito della feroce repressione, malgrado il sostegno del Sud Sudan, in gran parte venuto meno a causa della guerra civile che lo dilania. Il Presidente ha offerto ai rivoltosi una tregua di due mesi e l’amnistia, ma non ha ancora avuto risposta a una proposta che liquiderebbe le istanze per cui avevano preso le armi.

Sono molti gli attori esterni che manovrano, tirando le fila di capi locali, movimenti, signori della guerra e bande armate: la Cina, sempre affamata di risorse e del petrolio ora diviso fra Sudan e Sud Sudan; la Francia, che da sempre considera il Sahel cosa sua, e vuole espellere dall’area Pechino che le fa concorrenza; gli Usa, sempre più interessati alla regione, ed Israele, che nel territorio del Sud Sudan ha radici antiche e manovra per destabilizzare il Sudan.

Solo il tempo dirà se il 2016 porterà pace in una regione insanguinata e fra le più povere al mondo; di certo non ci sarà né libertà, né giustizia, né tanto meno sollievo per popolazioni da sempre martoriate.

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