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Sudan, una mattanza senza fine

Tra il silenzio complice dell’Occidente, in Sudan si sta consumando l’ennesima mattanza. Le Forze di Supporto Rapido, sostenute dagli Emirati Arabi Uniti, hanno ucciso più di duemila civili in meno di 48 ore a El Fasher, nel Sudan sud-occidentale.

La guerra tra l’esercito sudanese e le Forze paramilitari di supporto rapido (Rsf) è scoppiata nell’aprile 2023, infrangendo le speranze di una transizione verso un governo civile. Da allora il conflitto ha causato milioni di sfollati e devastato regioni come il Darfur, dove le Rsf stanno combattendo per mantenere la sua roccaforte.

Sono almeno 150mila le vittime, per la maggior parte donne e bambini, e oltre a 10milioni di sfollati. Gente esposta a violenze, malattie, carestia e stupri. I violenti combattimenti che si svolgono da oltre due anni vedono contrapporsi l’esercito sudanese, guidato dal generale Abdel Fattah Al-Burhan e le Forze di Supporto Rapido (Rsf) del generale Hamdan Degalo. Non c’è stato modo di mettere in campo una mediazione che potesse portare alla sospensione o alla soluzione del conflitto.

La brutalità delle Rsf dipinge un quadro terrificante dove, proprio in quella regione, continua indisturbata la pulizia etnica contro i membri del gruppo non arabo dei Massalit, dove in città come Geneina sono state ammazzate almeno 20mila persone e dove la violenza sessuale viene utilizzata come arma di guerra, con centinaia di donne e ragazze violentate dalle milizie agli ordini di Degalo.

di Redazione

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