Cronaca

Sud, terra di nessuno

di Adelaide Conti

Di certo l’estate 2016 rimarrà indelebile nella memoria di ognuno come un’estate tragica e dolente, soprattutto nel Sud Italia. Il 12 luglio in Puglia alle ore 11:00 due treni delle ferrovie del Nord Barese si sono scontrati frontalmente in un tratto a binario unico tra Corato ed Andria.

Nonostante i finanziamenti della comunità europea per l’ammodernamento della tratta, in Puglia e non solo, ci si è fermati al primitivo “blocco telefonico”, ovvero lo scambio di fonogrammi per mezzo di una telefonata tra i due capistazione. 23 persone hanno perso la vita. Tanto sangue e tanto dolore da non essere quasi in grado di raccontarlo. Gli anni della tecnologia! Dove? Quando? Nel nostro Sud non è cambiato niente, in verità. E’ noto a chi è nato in questi luoghi che i pendolari sono costretti a subire l’inferno a causa di ritardi, cancellazioni delle corse, sporcizie, bagni intasati e guasti di ogni sorta. Al cittadino non rimane che farsi scivolare addosso la fatica e il malessere, rassegnandosi a questo stato di cose.

E’ davvero preoccupante dunque, il totale disimpegno delle istituzioni nei riguardi del Sud. I continui tagli finanziari infatti, hanno funestato interi territori privandoli dei servizi essenziali. Una classe dirigente quindi sempre più spocchiosa e strafottente, che non ha più nessuna connessione con il proprio territorio e persegue unicamente una politica economica rigida e insensata. Tutto ciò ha innescato un lento e per ora irreversibile declino.
Tornando alla cronaca di questa “calda” estate, è di qualche giorno fa la tragica notizia di un uomo colpito da infarto a Niscemi (Sicilia) che riverso a terra ha atteso per più di 25 minuti un’ambulanza. Il mezzo in dotazione all’ospedale del Paese nisseno si trovava in fermo tecnico per un guasto, si è dovuto quindi aspettare l’arrivo di quello del Paese più vicino ma per l’uomo non c’è stato più nulla da fare.

Qualche giorno prima sempre a Niscemi una donna ha dato alla luce il figlio in auto durante il tragitto per raggiungere il più vicino reparto di ostetricia, distante più di 20 chilometri dal centro urbano che conta circa trentamila abitanti. Chiuso il punto nascite del proprio Paese, le donne niscemesi sono costrette da tempo a partorire negli ospedali delle città vicine.
Davvero difficile immaginare che si tratti di cronaca del 2016, tuttavia questa è la situazione attuale. L’agire dominante di chi ci governa, pare dunque non curarsi dei piccoli centri e pensa a declinare ogni cosa in grande. Così come si dirotta ogni risorsa nelle grandi città, si lascia sprofondare tutto il resto sotto una cappa di noncuranza. Quante altre estati avremo segnate da tragici eventi come quelli appena accaduti, prima che la politica di questo Paese inizi a occuparsi seriamente di tutti i suoi cittadini senza fare distinzioni di sorta?

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