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Striscia di Gaza, Israele consegna corpi senza organi

Striscia di Gaza – Gli orrori commessi dall’entità sionista non conoscono fine; come se non fosse bastato aver distrutto scuole e ospedali, aver ammazzato oltre 70mila persone, la maggioranza donne e bambini, è notizia di questi giorni di un’ulteriore dimostrazione di disumanità.

Striscia di Gaza: cadaveri mutilati e segni di tortura

Secondo i rapporti stilati dai medici di Gaza e ripresi da Al Jazeera, sui corpi che Israele ha restituito sono state riscontrate una serie di macabre violazioni che sollevano interrogativi inquietanti sul trattamento ricevuto durante il periodo di detenzione. Si tratta di mutilazione di organi: sui corpi sono presenti cicatrici nelle zone degli organi interni vitali come fegato, reni e cuore. Su alcuni cadaveri si nota l’asportazione della pelle e delle cornee e vi sono, inoltre, segni di tortura come bruciature, fratture non curate e ferite da armi da fuoco a distanza ravvicinata.

Questo processo barbarico è mirato a rendere difficile l’identificazione dei defunti e di sfregiare la loro persona in un atto di ferocia e di razzismo. Le condizioni summenzionate, per quanto possa ancora valere, violano i principi del diritto internazionale che impone il rispetto per i cadaveri. Purtroppo, per Israele la legge non si applica ma si elude.

Le ammissioni

Bisogna risalire al 2009 quando il Prof. Yehuda Hiss, ex capo medico dell’Istituto di medicina legale dello stato, ammise che per anni e senza consenso, il suo istituto aveva prelevato organi dai cadaveri dei palestinesi. Un’affermazione che venne poi negata ma confermata subito dallo stesso ministero della Sanità israeliano che gettò la luce su una pratica sistematica.

Il regime sionista cercò di giustificarsi sostenendo che i tessuti prelevati avevano “fini medici” e che tale pratica era cessata. Anche in quel caso vi fu una condanna a livello internazionale con la motivazione di “grave violazione etica e oltraggio alla dignità umana”, visto che nessuno dei familiari aveva dato l’autorizzazione all’espianto. Quanto emerso nel 2009, in barba a tutte le violazioni, continua ancora oggi, anzi, vi è stato un’ulteriore invasività e violenza.

Come sempre la dinamica si ripete uguale: Israele respinge tutte le accuse definendole “propaganda”.
Per i palestinesi tutto ciò rappresenta un trauma nel trauma, si tratta di un’altra ferita psicologica e culturale, perché la sacralità del corpo dopo la morte è un principio fondamentale e la sua violazione è un’ulteriore forma di umiliazione.

di Sebastiano Lo Monaco

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