Striscia di Gaza e la duplice morale occidentale

Il mondo occidentale, imbevuto della sua duplice morale, ha improvvisamente aperto gli occhi su quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza. L’ipocrisia di chi solo adesso punta lo sguardo sui massacri quotidiani non deve meravigliare; l’Occidente ha sempre giustificato l’operato di Israele, a poco sono servite le pressioni, gli appelli assai blandi che non hanno spostato di un centimetro la volontà sanguinaria del regime sionista. La guerra che Netanyahu ha iniziato due anni fa, adesso, è diventata una questione esistenziale soprattutto per lui e la sua accolita di generali assassini.
Striscia di Gaza, un Mea Culpa tardivo e ipocrita
Nemmeno i più stretti alleati di Israele riescono a giustificare i continui massacri di civili inermi, la fantomatica “reazione proporzionata” non è mai esista e tantomeno esiste adesso. Anche la Germania, storica alleata, inizia a valutare l’eventuale sospensione delle forniture militari.
Poniamo una semplice domanda: Netanyahu e il suo governo tenuto in piedi da fanatici estremisti possono essere fermati? Se la domanda è semplice a sua volta anche la risposta lo è: no! Chiunque osi nominare la Palestina viene additato come “nemico dello stato ebraico”; il vittimismo come prassi politica è un sistema semplice ma efficace.
“Due popoli Due stati” è uno slogan vuoto
Qualcuno crede nella favola dei “Due popoli Due stati”, ma si tratta di una filastrocca consolatoria, così come credere che il regime sionista possa desistere dalla conquista di Gaza, dalla deportazione della popolazione palestinese e dalla colonizzazione definitiva della Cisgiordania.
Il regime sionista non fa la guerra, ma la incarna come categoria dell’essere. Non ha altro interesse, altro orizzonte. Inoltre, c’è il problema del consenso di cui gode questo regime sanguinario da parte di una popolazione inebriata dal mito della propria superiorità. Dunque, Netanyahu non si può fermare e non si fermerà, pena l’esistenza politica e non solo.
di Sebastiano Lo Monaco