Stragi nel Mediterraneo: dopo i proclami arriva l’inconcludenza della politica europea
Nell’ipocrita frenesia successiva alla mostruosa tragedia del barcone, la politica (nostrana ed europea) continua a dare il peggio di sé, riempiendosi la bocca di stupidaggini e dimostrando tutta l’impreparazione e il pressappochismo di chi dovrebbe essere chiamato a governare.
Rimanendo al desolante scenario italiano, nessuno ha idee chiare su ciò che si può fare per colpire la vergognosa tratta dell’immigrazione, lasciata per anni a svilupparsi pressoché indisturbata e, quei pochi che ce l’hanno, si guardano bene dal parlarne.
La parola che più ricorre è droni, evocati come l’arma risolutoria d’ogni problema; quasi una sorta di videogioco micidiale con cui colpire da lontano i “cattivi”. È l’ennesima dimostrazione dell’impreparazione e inconsistenza d’una classe politica che definire inadeguata è poco.
L’Italia quei mezzi semplicemente non li ha; o meglio, di Predator ne ha una dozzina fra il modello A+ (sei esemplari) e B (altri sei), quello chiamato Reaper (Mietitore) per le sue capacità di colpire da lontano gli obiettivi, solo che non sono armati. Gli Usa non diedero componenti e software e l’Italia non insistette più di tanto per averli. Per renderli operativi, fra montaggio di componenti, implementazione di software e integrazione delle armi, passerebbe almeno un anno, e sempre che la Commissione del Senato Usa dia l’autorizzazione in tempi ragionevoli e senza ulteriori (e pesanti) contropartite. D’altronde, è tutta l’Europa che è nella stessa situazione ad esclusione di Londra che i suoi li ha, ma li usa in stretta sinergia con Washington e non ha alcuna intenzione di metterli a disposizione.
Certo, i nostri potrebbero usati per il monitoraggio della situazione, ma il fatto è che fra quelli impegnati in Afghanistan, in Corno d’Africa, in Africa Centrale e nel Kosovo per interessi Nato (nella sostanza degli Usa), e quelli in manutenzione di routine, per il Nord Africa, a tutela degli interessi che ci toccano da vicino, ne restano solo un paio.
E dire che a Sigonella, in una posizione ideale per intervenire, gli Stati Uniti ne hanno a iosa e pure armati, ma sono destinati agli interessi a Stelle e Strisce; degli interessi degli alleati/sudditi in Nord Africa e in Libia, Obama ha detto chiaramente che ben poco gli importa.
Ciò detto, e spazzata via l’illusione salvifica dei droni, di opzioni ne restano altre: incursioni di Forze Speciali, attacchi delle unità della Marina e dei nostri AW-129 Mangusta basati su porta elicotteri, con un forte supporto di Intelligence sul terreno, che dica chiaro dove e come colpire i criminali. Tutto tecnicamente realizzabile, a patto di avere le idee chiare su ciò che si vuole e sapersene assumere le ovvie responsabilità, mettendo in conto perdite (perché, se si volesse far sul serio, con i miliziani finirebbe a scontro) ed eventuali ritorsioni.
E qui sorge tutta l’inadeguatezza e la vigliaccheria d’una classe politica nostrana ed europea, che si trincera dietro i codicilli per evitare di decidere sul serio.
Intanto s’invoca il consenso del Governo locale che non c’è, anzi, ce ne sono due e con le milizie che li sostengono invischiate fino al collo nei traffici dei migranti, figurarsi se sarebbero disposti a collaborare. Inoltre, s’è aperta la diatriba delle regole d’ingaggio contro gli scafisti e, con l’Onu che sarà di mezzo, c’è la probabilità concreta che si risolva tutto nell’ennesima pagliacciata che metterebbe a rischio gli operatori, senza concludere nulla che sia serio.
Mentre scriviamo, a Bruxelles sono riuniti a oltranza i Capi di Stato e di Governo per decidere il da farsi, e già filtrano le indiscrezioni sull’ennesimo balletto di distinguo e di compromessi al ribasso: statene certi, con queste premesse ne verrà un pasticcio zeppo di chiacchiere e privo di sostanza.
È desolante, è amaro constatare che questa Europa (ma ancor di più in questa Italia) è talmente abituata ad accodarsi alle decisioni altrui, che non riesce a decidere una linea chiara neanche dinanzi a tragedie colossali che mettono in gioco interessi primari.