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Strage in Puglia, figlia di una terra saccheggiata

di Salvo Ardizzone

Alle 11,05 di martedì, in Puglia, fra Corato e Andria, due treni carichi di pendolari si sono scontrati frontalmente; il bilancio è per adesso di 23 morti e 52 feriti, 8 di essi versano in gravissime condizioni.

I treni viaggiavano su un binario unico sprovvisto di sistemi automatici di segnalazione; dai primi accertamenti il disastro pare sicuramente dovuto ad un errore: o di mancato o errato avviso dato dal capostazione ai macchinisti, o a errata valutazione di questi; un errore che ha portato allo scontro frontale fra i due convogli lanciati a circa 100 Km orari, fino all’ultimo nell’impossibilità di vedersi a causa di una curva.

Presso la Procura di Trani è stato aperto un fascicolo per disastro ferroviario ed omicidio colposo plurimo; i tracciati delle scatole nere forniranno i dati sulla movimentazione dei mezzi.

Fin qui la fredda cronaca di una strage che porta stampata su di sé tutta la responsabilità di un Sistema Italia inetto, cialtrone e irresponsabile a tutti i livelli. Una strage che non ha colpito la gente dell’Alta Velocità, ma l’Italia dei pendolari, di chi è costretto a spostarsi per necessità in condizioni semplicemente bestiali a causa di scelte gestionali e politiche scellerate.

E non si tratta solo di colpe recenti. L’Italia, un Paese lungo e stretto, al tempo del “Miracolo Economico” e delle scelte infrastrutturali, per favorire sfacciatamente la Fiat, l’industria allora egemone, privilegiò il trasporto su gomma invece che su rotaia, commettendo uno spaventoso errore progettuale che sarà scontato fino alle generazioni future soffocate dal traffico impazzito.

Né si fa nulla per ovviare; agli errori (o peggio) del passato se ne aggiungono di nuovi: malgrado negli ultimi 20 anni il traffico passeggeri sia sempre più orientato sulle tratte brevi, gli investimenti sono andati senza risparmio sull’Alta Velocità, col risultato di abbandonare le linee secondarie essenziali per i pendolari, e realizzare linee “vip” a costi tripli che in Spagna o Francia.

La conseguenza di queste scelte demenziali è spaventosa: in Italia, dei 22.500 Km di ferrovie suddivise fra i 16mila in mano a Rfi e i 6.500 – soprattutto locali – dati in concessione a società private o pubbliche, solo 7.500 sono a doppio binario; più precisamente 7mila gestite da Rfi e 500 (!) dagli altri. Di investimenti per ammodernare le tratte neanche a parlarne, anzi, negli ultimi 5 anni sono stati abbandonati quasi 1.200 Km di ferrovie, sopprimendo linee fondamentali per i pendolari, soprattutto al Sud. Così i binari unici restano e resteranno.

Ma attenzione, binario unico non indica necessariamente poca sicurezza, ci sono tecnologie che l’assicurano in pieno, ma se tutte le linee gestite da Rfi ne sono dotate, la stragrande parte di quelle in concessione ne è sfornita o comunque è deficitaria. Come appunto la linea maledetta dell’incidente.

Il punto è che costano, e le regioni, a cui, con decisione nei fatti cervellotica quanto disastrosa, sono state affidate queste linee, di soldi non ne forniscono proprio, e a tagli massicci nelle erogazioni hanno fatto corrispondere aumenti salatissime nelle tariffe, a fronte di un servizio sempre più scadente ed insicuro.

È ignobile che una classe politica indegna di questo nome, sia totalmente incapace di un progetto complessivo per una funzione sociale così importante come il trasporto locale. È ignobile che si costringa la gente a viaggiare nel modo indegno che chiunque abbia preso quei treni conosce. È ignobile che si siano spese cifre folli per l’Alta Velocità, scordandosi di milioni di pendolari trattati giornalmente come bestie. Ma soprattutto è ignobile che si abbia in tale spregio la sicurezza di chi viaggia.

Adesso saremo assordati dalle solite promesse, ma state certi che a riflettori spenti chi le ha fatte sarà velocissimo a scordarsi di quelle povere vittime e dello sconcio del trasporto in Italia. Ci domandiamo solo cosa debba accadere perché un Popolo smetta di sopportare tutto questo e, invece di seguire il pifferaio di turno, acquisti consapevolezza e faccia le sue scelte.

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